StudioDavoli – Megalopolis

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Chiudete gli occhi, tornate un attimo con il pensiero alla vostra infanzia (o adolescenza che sia), rivedetevi con le gambe incrociate a mangiare pane e nutella davanti al vostro televisore, il programma trasmesso è “Mork & Mindy”. Ci siete? Bene. Il pensiero che ho avuto dando un’ occhiata alla grafica del primo lavoro a lunga distanza degli StudioDavoli è stato che, a parer mio, la loro musica sarebbe stata una perfetta colonna sonora per il viaggio interspaziale di Mork. I suoni me lo confermano alla grande, troviamo infatti un sapientissimo uso di quegli effetti elettronici che ricordano i film di fantascenza degli settanta, quelli con delle gigantesche astronavi e dove la presenza femminile aveva sempre le sembianze di ragazze alte e dai capelli biondi e cotonati . Ad accompagnarci in questo viaggio è il quartetto di Lecce, alla guida della nostra astronave abbiamo i due fratelli De Rubertis che ci deliziano con un mix di pop anni sessanta e lounge music. La voce di Matilde rende questa traversata nello spazio ancora più piacevole, il suo timbro caldo e sensuale ricorda vagamente quella di Ali Shaw dei Cranes mentre le basi su cui si adagia riportano alla mente gruppi come Stereolab o i nostrani Baustelle.
“Superpartner” è la canzone più solare di tutto “Megalopolis”, dotata di un ritmo allegro e incalzante al quale è difficile resistere, il tiro però non cala con il passaggio alla traccia successiva, “Go Baby”, che nella scaletta di un buon dj andrebbe piazzata subito dopo “Summer’s here” dei Magnus. Ma il disco non è fatto solamente di melodie scanzonate e giuste per le serate passate sulle piste da ballo, infatti l’anima più lounge del gruppo si mostra in pezzi come “Steady Job” o “Breast’s garden”, dove la bella voce di Matilde si trasforma in una passeggiata nell’aria in assenza di gravità, ovviamente. Parlando prima delle diverse influenze del gruppo ho nominato gli Stereolab, la loro ombra la possiamo scorgere in maniera più netta nelle note di “One day before” e di “One day”, mentre quella dei Baustelle fa capolino in tracce come “Megalopolis” e “Empty Space”.
E alla fine di questo viaggio attraverso diciassette tracce coinvolgenti approdiamo sul pianeta StudioDavoli dove l’aria è stupendamente vintage e mai banale. Una realtà che mancava alla scena italiana, un disco in cui l’elettronica viene usata in maniera superba senza mai essere troppo ingombrante, un caleidoscopio di emozioni un po’ nuove e un po’ retrò.