Air: Kelly watch Roma

Non si sarebbe potuto chiedere di più o di meglio agli Air, se non di ricominciare tutto il live da capo.
Un concerto perfetto, perfetto sotto ogni punto di vista.
Sotto il punto di vista esecutivo, non solo perchè non c'era una nota fuori posta, ma anche perchè gli Air, piuttosto che portarsi sul palco 8 persone e suonare le canzoni pare-pare hanno preferito presentarsi in 4, e dividersi tra gli strumenti classici (chitarra e basso) e tra quelli vintage (synth e moog). Ogni tanto “affiorava” sulla destra il quinto uomo, che copriva -ma solo in qualche canzone- qualche giro.
Insomma, si vedeva che il duo aveva proprio voglia di suonare e riarrangiare, senza ricorrere a troppe basi sovraincise Sotto il punto di vista della “tracklist”, con cui gli Air si sono dimostrati una vera band, capace di costruire una scaletta adatta a tutti e a cui tutti si potessero adattare: nè un gruppo juke-box, che si spara tutti i singoli fatti (mancheranno all'appello infatti Radio #1, How does it makes you feel e altre), nè una band troppo snob (toh, dal vivo gli Air sembrano meno snob del solito…) della serie “suono io e il concerto lo faccio come dico io”. Tra queste 2 linee la terza, la via di mezzo, che porta a fare la maggior parte dei pezzi dell'ultimo Talkie walkie (bellissima Venus in apertura, Run e surfin on a rocket) alternando momenti strumentalie qualche “reworked version” (non vi potete immaginare quant'è romantica Playground love strumentale).
Sotto il punto di vista del pubblico… certo era difficile immaginarsi persone cantare “when you're in in in in in in in in in in ” su Run, ma l'entusiasmo che è scatenato su Kelly watch the stars e su Sexy boy (i pezzi che alla fine hanno fatto più presa sul pubblico) hanno dimostrato che Roma ha saputo dare la giusta accoglienza alla band, mettendola a proprio agio e facendogli perdere quell'umplob troppo gessato che dimostra (o ostentano?) ogni tanto. Per la prima volta gli Air sembravano quasi persone (e, non vorrei sbagliarmi, ma uno dei 2 ha anche sorriso…. non pensavo ne fossero capaci). Sotto il punto di vista tecnico. Perchè, e bisognerebbe dedicare mezza recensione solo a lui, avevano un batterista portentoso. Tipica impostazione jazz (a quanto riferito da Cesqo-boss) ma gran capacità di adattarsi all'andamento del pezzo, di essere freddo come una drum machine quando occorreva, pop e grintoso quando la band saliva ma soprattutto capace di prendere in mano il pezzo e guidarlo dove voleva. L'ultimo bis (sì, ne hanno fatti ben 2… sta a vedere che gli air hanno un cuore e noi del pubblico glielo abbiamo un po'scaldato) con lo strumentale d'apertura di Moon Safari se l'è giostrato come voleva. un grande.
Per ultimo il palco, che vedeva gli air al centro, circondati se non soffocati dai loro stessi synth e attorno lui, colori e movimenti. Niente di eccessivo o baroccheggiante alla muse nè tantomeno un palco spoglio, ma effetti, bagliori e sfumature che sembravano come dipingere l'aria di Fiesta.
Insomma, se gli Air vi capitano a tiro, andateci e, più che incitarli, coccolateli. vi sapranno ripagare con uno show che non scorderete.