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Per la serie: meteore. I Pylon, americani di Athens, esordirono nel 1980 con un formidabile album intitolato GYRATE. Tre anni dopo, un seguito sicuramente inferiore intitolato Chomp, poi più nulla fino al 1990: una reunion della quale, a parte un disco senza molte pretese (Chain), non è rimasta traccia.
Gyrate, è bene dirlo subito, è un lavoro di altissimo livello, uno dei dischi-monster dell’underground americano di quel periodo. Il quartetto americano , tre uomini e una donna, era in quel momento una band in stato di grazia creativo-musicale, e si sente. Un esordio fulminante; fate una ricerca, nessun sito da’ mai meno di 4 stelle a questo disco, ma quasi sempre sono 5 su 5. Inevitabile.
L’altro giorno, riascoltandolo, mi chiedevo a cosa potesse somigliare. In effetti non è difficile a dirsi. Da un punto di vista musicale, vengono in mente i GANG OF FOUR, DEVO, ma anche URBAN VERBS, i primi T. HEADS.
Canzoni scarnificate, ritmica ossessiva, chitarre robotiche. Fino qui, tutto abbastanza normale : poteva essere un disco fra tanti. Quello che rende Gyrate un disco speciale, è la cantante Vanessa Briscoe (alias Vanessa Ellison). Io non ho mai più sentito nessuno cantare così. Cercate di ascoltarla, e capirete. All’epoca doveva avere meno di 20 anni : che talento era mai costei, come si può cantare il rock in un modo così….perfetto.
Uno soltanto il possibile paragone: Thalia Zedek, la fantastica cantante dei Come e, in minima parte, la Siouxie di The Scream (ma solo di quel disco). E’ solo per dare una idea, s’intende. Credetemi potrebbe essere una lotta davvero impari: questa ragazza aveva il “fuoco sacro” dei grandissimi. Andatevi a sentire Working is no problem, o Stop it. La coesione tra il suono della band: asciutto, deragliante, ritmatissimo ed il cantato ruvido, violentissimo, ma tecnicamente perfetto di Vanessa ha del miracoloso.
Oltre ai due brani già citati prima, a mio parere i migliori del disco, ritengo inutile in questo caso segnalarne altri: è un disco di grande compattezza, da ascoltare tutto in un fiato. Io credo, per concludere, che album come questi siano irripetibili, perchè a volte si creano strane alchimie, e in questo caso è successo. Non sorprende poi molto che i Pylon non abbiano saputo ripetersi, anzi, a pensarci bene, era inevitabile. Chapeau.