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Se il nome provenga dalla famosa cantante pop o dal bizzarro sideproject del 1988 targato Sonic Youth non è dato saperlo, fatto sta che il terzetto londinese Ciccone si presenta con un irriverente disco di esordio per la Human Recordings.
Questi tre insolenti ragazzi si lanciano in un divertente taglia e cuci di influenze che partono dalla vena brit dei Kinks fino al pop più potente degli odierni Ikara Colt, passando per l’attitudine punk dei Clash e per la raffinatezza stilistica di Morrissey e degli Smiths. Seguito del fortunato singolo “Forget your false Mess’iah EP”, che riscosse numerosi consensi tra le radio e le riviste specializzate fino ad arrivare ad MTV, “Eversholt street” è stato registrato interamente nella cameretta della band nel mese di agosto.
Forse affetti dalla stessa vena di pazzia (in senso buono, ovviamente!) dei Bearsuit, i Ciccone aprono con due pezzi, “Flagellate” e “Look at you now”, che sarebbero calzati a pennello anche in un album fuori dagli schemi come “Cat Spectacular” per le melodie spensierate, avvolte da quel pop un po’ anarchico che la fa da padrone in gran parte di tutte le 14 canzoni. “Just got laid” è, invece, uno strano ibrido tra i Belle and Sebastian più scatenati e i già citati Ikara Colt, con un ritornello facile e fischiettabile come nella miglior tradizione di brani di questo tipo. “If friday falls through” è una “Shady Lane” smussata di gran parte dei suoi spigoli lo-fi, cantanta da dei Pavement più spensierati, dediti a piccole filastrocche scanzonate. Sprigiona una carica rock alla sixties “F.U.U.K” che suona un po’ revival della scena brit di quegli anni e un po’ punk alla Clash. Nelle ultime tracce, i Ciccone si lasciano andare a una vena di dolcezza quasi inaspettata. “Last breath” e “There is a light” sono, infatti, delle dolci ninne nanne pop, dove convergono gli Smiths più vellutati e dove la voce di Rebekah appare come un’eco di quella della Isobel Campbell solista, così tenera e delicata.
“Eversholt Street” è, da una parte, un disco molto eterogeneo, tanto da apparire quasi una sorta di compilation, dall’altra, un lavoro che gode di un buon effetto sorpresa, un mosaico di note capace di divertire e rallegrare chiunque inciampi nelle sue canzoni. Un buon debutto per questi tre ragazzi londinesi che credo potranno crescere nel tempo, senza perdere la loro freschezza e l’anarchia pop che sono i punti essenziali del disco.