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Al giorno d’oggi la maggior parte dei musicisti è solita ravvivare il proprio stile inserendo nel proprio genere di riferimento elementi provenienti da stili e generi diversi. La cosa può essere palese come in alcuni casi di crossover, che hanno dato vita a veri e propri nuovi generi musicali, oppure un po’ più nascosta ma ormai è , da molto tempo, una pratica consolidata quella del “mischiare” i generi musicali. E’ lecito pensare che dopo quasi un secolo di musica moderna le idee iniziano a mancare, le note sono sempre 7, ed il pubblico ha sempre voglia di ascoltare cose nuove il che spinge gli artisti ad inventare sempre nuove soluzioni. Questo succede un po’ ovunque nel mondo della musica ma non è certo una invenzione dell’epoca moderna: pensiamo ad esempio alla psichedelica, al southern rock, al progressive, al country rock, tutti generi nati da mix di due o più stili diversi. Ma chi fù il primo? Se lo chiedete a qualche storico musicale la risposta sarà nel 99% dei casi la stessa: Lonnie Johnson è stato colui il quale ha inventato la chitarra moderna e il primo che è uscito dagli schemi rigidi dei generi musicali. E lo ha fatto nella seconda metà degli anni 20!!! Alonzo Johnson (in arte Lonnie) è stato un musicista davvero all’avanguardia, quando i generi musicali dominanti come il jazz e il blues stavano ancora evolvendosi lui era già passato oltre mischiandoli assieme, stravolgendoli, adattandoli a nuove forme. Definire lo stile chitarristico di Lonnie è una impresa assai ardua; la sua musica era un incredibile intreccio di eleganti fraseggi, complicatissime progressioni tonali, potenti assoli e intricati accordi. Nato e cresciuto a New Orleans Johnson è considerato come il progenitore di tutti i chitarristi blues e soprattutto jazz dell’era moderna: tutti da BB King a Charlie Christian da Django Reinhardt a T_ Bone Walzer hanno sempre dichiarato apertamente il loro debito verso questo incredibile e geniale musicista. Lonnie fù uno dei pochissimi chitarristi ( ma suonava anche il banjo, pianoforte, violino e contrabbasso) che suonarono nell’orchestra di Duke Eelington, ma nella sua lunghissima carriera il nostro collaborò anche con gente del calibro di Louis Armstrong, Sonny Boy Williamson, Roosevelt Sykes, Bessie Smith e soprattutto diede con Eddie Lang (altro mostro sacro dello strumento) vita a quello che è considerato ancora oggi come il più incredibile duo di chitarristi della storia . Egli inoltre fù un autore di grande spessore, quando scriveva i blues era solito sfuggire al classico schema delle due battute ripetute più la terza a chiudere scrivendo canzoni con u testo quasi cantautorale.; inoltre il nostro ha scritto brani in 16 e 32 battute gettando le basi per molta della musica moderna.
Come dicevamo all’inizio è difficile collocare o definire un artista come Lonnie Johnson, egli passava con grande disinvoltura dal blues al jazz passando per il pop e le ballad e a volte mischiava il tutto. Essendo cresciuto in un incredibile crogiuolo di suoni e culture diversi come New Orleans è probabile che Lonnie abbai assorbita un po’ di tutte queste influenze per dar vita al suo inimitabile stile.. Per capire bene la sua grandezza e quanto il nostro fosse all’avanguardia consiglio caldamente l’ascolto di questo “Steppin’ On The Blues” che è una raccolta di alcune delle sue più significative incisioni del periodo prebellico. Tra queste 19 canzoni troviamo un po’ di tutto, dal classico blues down home di “Mr. Johnson’s Blues” ai duetti con il cantante Texas Alexander, un personaggio così anarchico che nessun chitarrista tranne Lonnie riusciva ad accompagnarlo. Nei due brani presenti su questa raccolta “Deep Sea Blues” e “No More Women Blues” possiamo come Johnson era in grado di sostenere la follia canora di Alexander il quale era solito non curarsi dei tempi e dei ritmi, era un cantante dottissimo con una voce profonda e cupa ma completamente avulso a all’idea di “gruppo”, lui cantava e stava agli altri riuscire a seguirlo. La incredibile capacità tecnica di Lonnie la si apprezza perfettamente nell’improvvisata “Untitled” uno strumentale che da bene l’idea della complessità del suo personalissimo stile chitarristico. Altri brani come ad esempio “I Done Told You” ci mostrano Lonnie nei panni del ballader strumentale quando si accompagna picchiando sulla cassa dello strumento per dare più forza e ritmo alla sua copiosa melodia.”Splendido anche il lento “Sweet Potato Blues” che si avvale del pianoforte di De Loise Searcy . Dal periodo con Eddie Lang possiamo ascoltare le splendide “Guitar Blues” e “Have To Change Keys (To Play These Blues)” in queste incisioni troviamo tracce di blues, jazz, swing, i due si intercambiano agli assoli, dialogano e duellano in totale improvvisazione.
Se siete amanti della musica old time o appassionati di chitarra non potete farvi mancare questo album; Lonnie Johnson è stato uno dei giganti della 6 corde, per capire l’evoluzione del più famoso degli strumenti non si può non passare da lui e questo album, ottimamente rimasterizzato, è un ottimo punto di partenza.