Continuo a considerare gli Editors un gruppo con buoni spunti, diciamo anche “valido”, ma troppo sopravvalutato per ora; e il concerto di ieri sera me lo ha confermato, regalandomi anche una piacevole scoperta: i Gliss. In un Qube pieno (si riempie con facilità) di curiosi, appassionati, indie-dipendenti e presenzialisti gli Editors hanno regalato un show che dal punto di vista tecnico è stato perfetto. Il loro sound, solido e tagliente, figlio di quella new wave velata di dark che con Interpol e simili sembra essere tornato di moda, è raffinato ed elegante, affilato e potente, limpido come solo il suono di un basso e una chitarra Rickenbacker (rickenbacker sponsor ufficiale degli Editors?!) sa essere. e il cantante, per essere coerente, sfoggiava due telecaster deluxe, la chitarra diventata status symbol dell'indie da quando Kapranos c'ha messo le mani sopra. The Back Room è stato suonato senza la minima sbavatura, con gli occhi focalizzati sul cantante, unico elemento “vivo” della band. Sì perché gli altri erano praticamente 3 sagome di cartone, 3 manichini, 3 omini della lego oversize. Immobili, distaccati, quasi annoiati dalla loro stessa musica. Comincio a credere che sul soffitto del Qube proiettassero video porno visto l'interesse con cui il chitarrista stava col naso all'insù, o forse era un semplice appassionato di controsoffitti architettonici… fatto sta che ha eseguito il suo compitino di bravo solista con un'aria fastidiosa, poco appassionata, più timbrando il cartellino che mettendoci il cuore. Non ve lo volevo dire ma lo devo fare. l'ho visto persino sbadigliare, alla faccia del Rock'n'roll. Stessa cosa per il bassista e il batterista, sebbene quest'ultimo si è evidenziato nei passaggi più tonanti con un tocco secco , aiutando le canzoni a crescere nei momenti di pathos. In mezzo a tutto questo “turismo da concerto” è ben ovvio che Tom Smith, il cantante, rivestisse il ruolo di star, diventando uno struggente Chris Martin, cantando accarezzando il microfono ad occhi
chiusi, contorcendosi sulla tastiera, senza scomporsi mai ma facendosi freneticamente prendere dal ritmo restando fermo sul posto. Ha suonato il disco come il disco, e più che un live è sembrato di assistere ad una prova in sala. anzi neanche, in sala almeno si scherza, gli Editors hanno dato l'impressione di non conoscersi neanche. Ma veniamo al bello del concerto. Se voi eravate tra quelli che fischiavano, se voi eravate tra quelli che dicevano basta, se voi eravate tra quelli che hanno disprezzato non capite un cazzo. I Gliss hanno stracciato gli Editors sotto ogni punto di vista, sono veramente una band da tenere d'occhio! Un micidiale trio polistrumentale. Tutti hanno suonato tutto! Basso, chitarra e batteria venivano scambiati sul palco con una semplicità disarmante, riuscendo sempre a mantenere un sound caratteristico,senza perdere di personalità. In un misto di passaggi Interpol, feedback alla Black Rebel Motorcycle Club e soprattutto un'aria Velvet Underground in pieno trip psichedelico i Gliss hanno regalato uno show che mi ha spinto immediatamente a comprargli il cd. Martin Klingman ricorda un giovanissimo Richard Ashcroft dei bei tempi, gli metti un microfono davanti e già va in estasi. Vive e sente ogni singola parola che dice, vibra ad ogni nota della sua chitarra e basta solo l'inzio della canzone che lui è già “dentro” la musica. Una voce ipnotica, che scandisce ogni singolo brano alternandosi tra un cantato monocorde e un parlato rassegnato.
Il tutto suonando il minimo necessario, dilatando i riff, modulando i feedback, creando un muro del suono che (a differenza di band come B.R.M.C.) sembra essere tanto delicato quanto inattaccabile e perfetto. Granitico. E pensare che a vederli non gli daresti neanche conto, giovani, esili, saliti sul palco -lo confesso- li ho scambiati per la versione sfigata dei JJ72 -che già sono abbastanza sfigati per conto loro-, concentrando la mia attenzione su Victoria (oh, pensando che le orecchie non avrebbero gioito al loro suono almeno regalavo un po' di felicità agli occhi no?) Ed è proprio la bionda Victoria ad avermi stupito, prendendo posto alla batteria per le prime canzoni, per poi passare alla chitarra, e infine al basso, per di più facendo controcanti e cori vari. Una giovanissima D'Arcy, (del resto il cuore sul loro cd è molto Pumpkins e, se non lo sapevate i Gliss hanno aperto i concerti di Billy Corgan, mica uno qualunque) che con sinuosi ondeggiamenti del corpo ha distratto in molti nei pezzi più lenti del set. Un Risultato finale da 8 + che surclassa il 5 scarso degli Editors (non mi basta certo l'album suonato alla perfezione per farmi contento), una piacevole scoperta che consiglio a tutti quanti e la conferma che “i gruppi spalla sono sempre quelli che regalano più sorprese!”
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