Immaginate una linea. Ad un estremo io, all'altro I Test Icicles. Lontanissimi ma uniti da un sottile qualcosa. In sintesi è questo il mio rapporto con loro e col live di ieri sera, un live che -lo confesso- mi ha fatto sempre oscillare tra un “vabbè, andiamocene” e un “anzi aspettiamo”. Non ho ancora ben chiare le idee su di loro, e ancor meno chiare lo sono quelle sulla loro “musica”. E' musica? O è quell'affascinante groviglio sonoro tipico dei Liars? Sono rumori criptici come un disco di Alec Empire mandato al contrario (o per il verso giusto) o sono riff di chitarra pesanti e spigolosi come una band metal? Sono reali o è solo scena? Ci credono oppure fanno in modo che noi ci crediamo? Il circolo è pieno per metà, con una metà che si esalta, e l'altra che guarda il palco con fare scettico e dubbioso. I tre sul palco, I classici indie-rockers al passo con I tempi sia per il look sia per le tendenze del momento (ehy c'è il nero nel gruppo!), si esibiscono in vistose contorsioni corporali mentre cantano, torsioni estreme mentre sono alla chitarra, improvvise spaccate che mettono a rischio la propria virilità mentre, presi dalla frenesia del frastuono, si agitano sul palco con fare indemoniato. Hanno fatto esplicita richiesta di avere più spazio possibile attorno a sè, e questo già da pensare. Dando per scontato che per suonare la chitarra ti serve 1 metro quadrato a che ti serve tutto lo stage? Devi suonare la tua musica o esibirti nel tuo show? Possibile che già dal primo pezzo sei tarantolato quando, 3 minuti prima, inzuppavi patatine nella senape? Possibile che anteponi la scena alla tua musica? The Show Must Go On, si dice, e siccome non si è mai specificato il “come” deve andare avanti ognuno si arrangia come può. 2 chitarre rozze, grezze, taglienti, monumentali si incontrano e si scontrano su un aggrovigliato tappeto di beat e glitch di una drum machine che non conosce “special” o “variation”. Secca come quella dei Kills, ma al triplo della velocità frusta con I suoi piatti sintetici e pesta con la sua cassa che pulsa dentro lo stomaco. Come in una discoteca malata I tempi raddoppiano, le battute si scavalcano e il seguire questo forsennato ritmo porta inevitabilmente a un goffo ondeggiare o un forsennato pogo. E' il farsi prendere dalla pazzia del momento, da quella sana (“sana”?) follia, dal non capirci più niente e sbandare contro chi ti sta accanto, dallo stillare perchè senti strillare, dal caos contagioso tra la folla. Ma io non stavo tra la folla. E non sono certo stato contagiato. Io stavo laterale rispetto al palco, salito dal backstage, e vedevo loro, i Test icicles approfittare del momento di grazia del pubblico. Si perchè sono fermamente convinto che I test vivano nel terrore di essere scoperti, di trovarsi davanti un pubblico all'unanimità dubbioso e immobile, che più che guardarli divertito li scruta dubbioso e contrariato. Immaginate quanto dev'essere brutto salire sul palco e scoprire che la propria musica non è poi così coinvolgente come si crede. E a quel punto è ovvio che ti giochi il tutto per tutto, che sei il primo a crederci e a ingannarti sperando che gli altri ti vengano dietro. E per questa volta, diciamolo, gli è andata bene, anche se non sono mancate delle gaffes clamorose da parte della band. Memorabile quella in cui ringraziavano il pubblico milanese (…) , ma su tutte regna sovrana la figura “barbina” per non dire di merda del chitarrista, che prima incuriosisce i presenti con un “I've got a surprise for you”,per poi dalla sua microkorg tira fuori il classico suono synth da microkorg, nè più nè meno. Lunghi attimi di silenzio in cui tutti pensiamo “'mbè” ma prima che qualcuno riuscisse a proferire parola (un “mavaffanculo!” ci stava tutto) lui si giustifica con un “'c'mon it's our rock show, clap your hands!!!”, richiamando il più telefonato e inutile degli applausi. A questo punto il “vabbè andiamocene” ha preso il sopravvento, e ho abbandonato un po' contrariato il circolo, ma non mi sono perso granché: ho saputo che i Test hanno chiuso il loro set 10 minuti dopo. Un bel gioco dura poco, mi viene da pensare, e credo che per i Test Icicles i giochi siano anche belli che finiti.