M.a.l.d.o. – The songs of Maldorores

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Arriva del materiale dai M.a.l.d.o., una band svedese che nel nome si riferisce ai Canti di Maldoror (The songs of Maldorores è il titolo del loro primo demo autoprodotto), un’opera poetica che si può definire di satanismo romantico scritta in lingua francese intorno al 1867 da Isidore Lucien Ducasse e molto celebre tra i cultori di certe atmosfere orrorifiche, oscure e surreali.
Allora penso: un’altra band di suicide-romantic-love (e quant’altro) metal, insomma gli HIM?
Invece leggo nelle notizie che accompagnano il materiale che la band non si ritrova nelle etichette che le sono state appioppate da più parti (influenze Him, ma anche Placebo e Muse).
Per cui mi sono detto: bene, andiamo a smontare gli elementi e vediamo che ne viene fuori.

Ci sono consistenti influenze dal sapore darkwave soprattutto nell’uso del basso, e sicuramente la componente gothic-rock è presente e in particolare sono le chitarre a procedere in questa direzione con le taglienti staffilate di certi riff ripetuti, che però concedono numerosi momenti di pausa con abbondante uso dei riverberi ed un’approccio minimale di oscura eleganza. La costruzione delle linee di batteria è invece definitivamente rock, il che conferisce al suono un gusto old-school che ben si fonde con la proposta, ma che non fa certo gridare al miracolo per tecnica o invenzione, anzi (la coda diCage tenuta sui quattro quarti è inutile e noiosa). A conti fatti c’è molto più rock di quanto non sarebbe lecito aspettarsi dal monicker. I brani sono tutti dotati di grande orecchiabilità e piaceranno fatalmente più ad un fan dei placebo piuttosto che ad oscuri adepti della scena death rock più spinta e caratterizzata.
Detto questo devo comunque evidenziare il buon lavoro fatto dietro alle chitarre talvolta davvero eleganti, fresche e taglienti che a tratti mi hanno ricordato proposte musicali più recenti, come Interpol et similia, insieme alle buone linee vocali.
Il mood dei brani è malinconico e la voce ha qualcosa che ricorda Brian Molko (da qui probabilmente i numerosi paragoni coi placebo) ma più asciutta, acuta e de-tonale e soprattutto senza miagolare eccessivamente. Si possono anche individuare alcune pruderie death rock che rinviano al sound dei Bloody Dead And Sexy, ma senza mai discostarsi da una formula molto più accessibile e immediata.

Insomma, la proposta è in generale ben realizzata e confezionata, ma è dal lato dell’originalità che il serbatoio dei M.a.l.d.o. è a davvero a secco.
Peccato, perché ci sono alcune buone intuizioni sparse qua e là (vd il primo brano, The Chains, o l’inciso di Cage), ma affogate in una mare di “già visto-già sentito”.
Insomma chi sono i M.a.l.d.o.? Forse osando un po’ di più…

Contatti: www.maldo.nu