Sparo direttamente i pochi punti negativi relativi a questa magnifica serata. Uno: Kids Will Be Skeletons non l'hanno fatta, non che sia uno dei loro capolavori ma ci sono molto legato e ci speravo. Due: Kids Will Be Skeletons rischiava di essere anche il titolo dei giornali il giorno dopo – in quel bellissimo posto che è il Qube si moriva di caldo e di ossigeno ce n'era veramente poco. Tre: hanno suonato poco, e mi sono perso quasi tutto il gruppo di supporto dato che il Qube è un bel posto e anche se sul biglietto c'è scritto che il concerto inizia alle 22, alle 21.40 quelli stavano già sul palco. Ecco, questo è tutto, mi sono sfogato ed ora posso parlare del concerto: bello, bello, bello a volontà. Suoni non perfetti (il Qube non ha un'ottima acustica soprattutto per questo tipo di musica – bello il Qube) ma comunque molto godibili e potenti quando serve, fino ai limiti della perforazione del timpano; perizia tecnica dei ragazzi di Glasgow diciamo perfetta, buona scaletta basata principalmente sull'ultimo Mr. Beast e sul precedente Happy Songs for Happy People: i pezzi dell'ultimo disco dal vivo sono decisamente efficaci, specialmente Friend of the Night, la lenta opener Auto Rock, le sognanti Acid Food e Folk Death 95. Immancabile poi una sentitissima Hunted By a Freak; tutto sommato il voto sarebbe sul 7 e mezzo. Sarebbe, perchè più o meno a metà concerto ci si inizia a rendere conto che hanno cominciato piano ma il volume si sta alzando sempre più, che ogni esplosione distorta è leggermente più intensa della precedente, finchè il batterista si alza e se ne va, entra un loop di drum machine e i magnifici cinque scatenano un muro di saturazione che
scaraventa in trance l'intero pubblico. Delirio mistico a livelli decisamente alti, quando il pezzo finisce le orecchie sembrano piene di ovatta, mi ritrovo con gli occhi lucidi, mi giro verso un mio amico e dico letteralmente: “Ho visto Dio.” Poi il concerto prosegue, di nuovo con calma e trame strumentali ipnotiche, per poi riesplodere in una coda finale simile a quella appena descritta sopra; il voto della performance si innalza decisamente, facendomi scordare tutti i 20 euro spesi, dal primo all'ultimo. Leaders, not followers.
20 Aprile 2006 – Rolling Stones (Milano)
Autore: Daniele Guasco
Avessero ragione quelli che dicono che la musica può essere apprezzata solo da chi soffre, ieri sera ero veramente nel giusto stato fisico e mentale per andare a sentire i Mogwai; cosa meglio di una fresca devitalizzazione di un dente per gustarmeli a pieno? Un Rolling Stone praticamente pieno si appresta ad accogliere i post-rockers scozzesi ascoltando il live dei The magnificent che con un rock elettronico veloce e potente abbastanza convincente e coinvolgente con unica pecca un’eccessiva ripetitività, ma nonostante tutta la loro esibizione risulta abbastanza piacevole. Per parlare del concerto dei Mogwai devo fare una premessa: una cosa che ho sempre adorato, da quando parecchi anni fa ho iniziato ad ascoltarli è la capacità dei loro album di entrare nello stereo e di andare avanti senza bisogno di saltare canzoni o comunque di seguire le tracklist. Dal vivo si ripete la stessa situazione piacevolissima di “musica che ti scorre addosso”, anzi questa particolarità della loro musica è resa ancora più forte dalla forza ipnotica che il sestetto scozzese. I Mogwai salgono sul palco tutti in tuta verde a righe bianche per ribadire la loro fede calcistica e
iniziano la loro esibizione proponendo principalmente le canzoni del recente “Mr.Beast”. Se le canzoni di questo disco sono ottime su disco dal vivo sono ancora meglio, particolarmente “Glasgow mega-shake” che apre la seconda parte del concerto, rivelandosi anche il brano migliore della serata almeno secondo me, ma anche “Friend of the night” o l’iniziale “Autorock” non sono certamente da meno. Sinceramente l’unica che mi ha lasciato un po’ deluso è stata “Travel is dangerous”, infatti, se su cd è la canzone che preferisco dal vivo viene un po’ penalizzata dalle bassissime capacità vocali dei membri della band, ma con una musica così bella sarebbe veramente eccessivo parlare di “canzone brutta”. Anche la proposta dei brani dei dischi vecchi riesce ad essere coinvolgente e appassionante, a partire da “You don’t know jesus” fino alle voci distorte di “Houted by a freak”. In definitiva un concerto estasiante e perfetto, l’ora e mezza d’esibizione è volata via tra i riff raffinati e le incredibili esplosioni sonore che caratterizzano i Mogwai, ero ansioso di andare a sentire dal vivo la band scozzese che praticamente mi ha iniziato al mondo del post-rock e devo ammettere che ne sono uscito totalmente soddisfatto.
Le foto presenti sono di Patrizio Piastra
Altre foto le potete trovare su www.concertinalive.it