Diaframma: Vento caldo dalla… Siberia

Forti emozioni in quel di Bergamo, nell’ambito della rassegna “In ascolto”. Dopo le ottime esibizioni di Cristina Donà e Pacifico, ecco la volta dei Diaframma, evento che calamita all’Auditorium fan del combo fiorentino, curiosi e nostalgici degli anni ’80 a riempire ancora una volta la sala. L’attesa e l’entusiasmo del pubblico sono palpabili e l’ingresso di Federico Fiumani e soci è accolto con grande entusiasmo. Federico in particolare, da frontman navigato, sembra captare le fibrillazioni del pubblico e, dopo aver preso confidenza coi primi brani, si scatena in uno show memorabile, perfettamente coadiuvato dai compagni. Istrione carismatico memore ora di Ian Curtis, ora soprattutto di David Byrne, Fiumani tira fuori il meglio della produzione dei Diaframma con una setlist entusiasmante. Difatti, i nostri esaltano con la propria bravura e la teatralità di Fiorani, bravo a tenere sempre alti i ritmi dello show incarnando i panni della rockstar schizoide, saltando qua e là e buttando anche giù il microfono alla fine del primo set. Ma i Diaframma in questo concerto riescono anche a commuoverci con l’intensità delle loro canzoni – su tutte, meravigliose “Io ho te” e “Caldo” – ora ci strappano più di una risata con la vena ironica ora divertita, ora amara di certi loro testi (“Francesca” e “Mi sento un mostro”), ora più semplicemente si “limitano” a far scendere una lacrimuccia ai loro fan di vecchia data, riportandoli come per magia nel bel mezzo degli anni ’80, con un’interpretazione toccante come quella in “Siberia”, uno dei brani culto della band fiorentina. Tante emozioni e tanto entusiasmo, così potremmo riassumere brevemente questo show, che quest’anno ha brillato come una delle migliori proposte al pubblico bergamasco, un concerto organizzato perfettamente come al solito, con l’usuale eccellente acustica dell’Auditorium e la calda risposta del pubblico. Al resto ci hanno pensato Fiumani e compari con uno show completo e lungo come si deve, in modo da non scontentare nessuno e con ben due set di ancore, di cui l’ultimo ad opera di Federico accompagnato solamente dalla fidata chitarra, a regalarci una degna, intensa conclusione per uno show memorabile. Si poteva chiedere di più? La risposta è semplicemente no.