Marta Sui Tubi: Un fuoco caldo, in un caldo inverno

E' bello alle volte partire dalle emozioni, tralasciando per un attimo le considerazioni sul come, dove e perché. Parlando di emozioni questo concerto dei Marta sui Tubi ha portato con sé: passione, fisicità, erotismo, potenza, ma al contempo non ha portato: commozione, pace, tranquillità. Ecco sopra il bilancio di questa serata, ma non possiamo certo liquidare questi tre ragazzi di Marsala così. Il Circolo è piacevolmente semi-pieno già all'opening act, un ragazzotto che si presenta sul palco del Circolo “arredato” solo della sua chitarra e dopo aver sentito la sua esibizione possiamo dire che la sua voce ben compensa quello che la chitarra non può fare, cioè bassi, alti, ritmiche, acuti…. Un one-man music all'antica, come la cover di Battisti che propone, e il suo stesso stile ricorda una certa canzone all'italiana fatta di acuti strappati e tanto sentimento. Sudore e tanti applausi. Con un pizzico di coraggio in più nelle composizioni sarebbe stato perfetto. Ma le basi sono più che buone. Ma ora è la volta dei Marta sui Tubi, avevo già visto dietro di me Giovanni Gulino (voce e synth) seguire l'opening act, segno non poi così consueto in questo mondo musicale così pieno di star dalla puzza sotto il naso. Come dicevo entrano i Marta con i loro occhi delineati da un ombretto nero che dà quel tocco visivo in più che non da certo il loro abbigliamento scarno, quasi “da tutti i giorni” direi. Si parte con “Perchè non pesi niente” e si segue con molti altri brani tratti dall'ultimo fortunato “C'è gente che deve dormire”, l'impatto che danno all'inizio è quello che non avrei voluto sentire, ma che un po' avevo temuto. Cioè: come fare con una chitarra acustica, un synth, due voci e una batteria a riempire di suoni il Circolo? Ma con l'andare del concerto i suoni si fanno più convinti, le pennate di chitarra di Carmelo Pipitone si fanno furiose, la voce di Gulino si fa esplosiva, e la batteria di Ivan Paolini molto più convinta e precisa. Insomma un concerto che via via che si portava avanti cresceva con la sua dote di sonicità, ma senza distorsioni, insieme all'entusiasmo del pubblico. Ecco il pubblico, un'altra cosa che mi ha colpito e che non mi aspettavo davvero di vedere ad un concerto dei Marta sui Tubi. Premetto, non è che non consideri la strada fatta e la fama di questi ragazzi, ma non mi aspettavo certo di vedere tutte le prime cinque file (quelle che vedo ad occhio) cantare a squarciagola ogni singola canzone… e chi ha ascoltato e conosce i Marta sa benissimo che le canzoni alle volte sono davvero una sfilza di parole una dietro l'altra… certo non quello che si può definire una canzone pop con ritornello…. Ritornando alla musica, la capacità musicale dei tre è veramente elevata ed è raro vedere momenti in cui la band non sia in sintonia. Nell'alternarsi di pezzi dell'ultimo album e il penultimo “Muscoli e Dei” lo spazio per riprendersi è davvero poco, e l'ora abbondante dei Marta passa davvero senza cali di tensione evidenti, tra una presa in giro dei Negramaro e una di Tiziano Ferro i Marta trovano il tempo di presentare una nuova canzone “Licantropo” (tra l'altro molto bella) e anche il tempo per fare un ritorno sul palco concludendo con altre tre canzoni. I tre se ne vanno sudati come è raro vedere (sarà anche questo dicembre che di dicembre ha veramente poco…), il pubblico grida a gran voce un ritorno sul palco, e mentre lo fa si sposta verso l'uscita del camerino nella speranza di una foto da sfoggiare e una chiacchiera da scambiare. Gran successo di pubblico. Considerando anche questa data (insieme a quella del giorno prima all'Estragon) andranno a finire nel primo dvd della band, un ottimo risultato. Le mie considerazioni negative personali le posso riassumere in poche righe: Sicuramente le composizioni dei Marta dal vivo risultano molto più monocorde di quelle che sono in realtà, vuoi anche per il modo di suonarle così potente il rischio è appunto di appiattirle e farle arrivare quasi sempre allo stesso modo al pubblico, ma pensandoci bene è lo stesso modo che ti fa passare un'ora con lo sguardo incollato al palco e l'orecchio rapito. La famosa legge del bicchiere mezzo pieno? sì, penso di sì. Tanto vale fare un applauso, un urlo e tornarsene convinti a casa che in Italia c'è ancora tanta gente che fa musica, e la fa con quel fuoco dentro che ti fa invidia.

Foto by: Annalisa Russo
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