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Non partite prevenuti. Immaginate un disco degli ultimi Borknagar – quelli da ‘Quintessence’ ad oggi, insomma – e asportate con cura e attenzione la componente metal. Ecco ‘Origin’.
Si dice che il buon Øystein Brun componga abitualmente le canzoni dei Borknagar partendo da melodie e riff suonati sulla chitarra acustica, aggiungendo in seguito in fase di arrangiamento gli altri strumenti e le chitarre distorte. Effettivamente già dalle prime note di “Earth Imagery” si nota che di vero e proprio folk qui c’è poco; non è insomma folk nordico suonato dai Borknagar ma sono i Borknagar che si riinventano e rielaborano il loro sound mantenendo una struttura dei pezzi intricata e lavorata, pur usando una strumentazione più tradizionale. E sì, la “Oceans Rise” nella tracklist è proprio la seconda traccia del loro capolavoro ‘The Archaic Course’ rivisitata per l’occasione ed interpretata dall’ormai ben rodato Andreas “Vintersorg” Hedlund, che tira fuori ottime linee vocali anche nel resto del disco, particolarmente ispirate in “Grains”, “Acclimation” e “White”, complice un emozionante duetto con Lars Nedland (Solefald, Age of Silence.)
Si sa, son tutti amici lissù in Norvegia, e i Borknagar si assicurano altri ospiti d’onore come Ingvild Johannesen (Ram-Zet, Ásmegin, Solefald) al violino e Steinar Ofsdal ai flauti per contribuire a questo avventuroso e raffinato progetto che ha il notevole pregio di rompere certe barriere dei “dischi acustici” prodotti da gruppi metal con il suo delizioso mix tra sonorità folk, sprazzi di lirismo strumentale, ricercatezza degli arrangiamenti e richiami ad un certo progressive settantiano.
Una chicca.
Ovvio che chi si aspetta un disco di folk minimalista duro e puro stile ‘Kveldsfanger’ degli Ulver rimanga un attimo spiazzato di fronte al pomposo attacco di “White” o al rincorrersi di flauti e voci in “Human Nature”. L’importante è non partire prevenuti.