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I Dhune si presentano come una delle più longeve band piacentine, almeno dieci anni sulla scena. E non sembrerebbe, dato che questo lavoro, che la band tende a considerare presumibilmente come suo primo lavoro rappresentativo, è in linea con le principali tendenze del metal attuale, il che significa (come avviene per Mastodon e simili) saper mischiare le carte attingendo all’occorrenza dai bacini del trash nelle ritmiche e nel cantato, del death in certa animosità e melodicità di fondo, del prog per le strutture che se ne fregano di lunghezze e cambi inusitati, e dello stoner. Ed è appunto una certa psichedelia dai contorni hard ad impolverare il suono dei Dhune, sporcandolo piacevolmente e regalandogli la capacità di coinvolgere e di straniare. Bella la scelta di affiancare in questo contesto una vocalist (Cinzia -il cognome non ci è dato saperlo), che oltre ad alleggerire piacevolmente il vocione maschile del singer, infonde alla proposta alcune cangianti sfumature gothic davvero interessanti. Sono sicuro che un brano come “Medusa” potrebbe piacere tranquillamente anche a chi fa del gothic la propria bandiera, a testimonianza del fatto che molte sono le influenze qui mescolate. I suoni sono ok, la tecnica è innegabile, in particolare nel reparto voci, mentre a livello ritmico, per rendere questo disco davvero stellare, sarebbero state apprezzabili qua e là partiture ancor più complesse (in particolare nei fill). Tendo comunque a credere che si tratti di una scelta stilistica, come pure apprezzabilissime (da me almeno) sono le puntate del buon battersita all’interno di un drumming quasi techno (cassa dritta e charleston in levare) stile Korn, tanto per intenderci. Cosa manca? Manca forse il passo successivo, cioè quello di utilizzare le proprie originalità e particolarità in modo ancora più coraggioso, al fine di tirarsi fuori dal mucchio. Ma avendo i Dhune un passato di psichedelia, influenze stoner e una carica melodica non indifferente (Around My Bones!!), una volta messo a punto un suono cosi’ potente e coinvolgente il passo successivo non dovrebbe essere così difficile ne’ così lontano. Anzi, è abbastanza evidente che questa spinta sia già presente all’interno del qui presente lavoro: la già citata Around My Bones, che merita davvero una menzione speciale perché è un ottimo punto di partenza, e la successiva “Real Tv”, dotata già di un passo nuovo. Bravi, bravi, bravi.