Converge – No Heroes

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Conoscete tutti gli ingredienti della zuppa ‘Jane Doe’?
Presumo di sì, ormai è un piatto ben collaudato e apprezzato, non stufa farsene una bella abbuffata ogni paio d’anni, anche se il sapore è sempre più o meno lo stesso. Nonostante i Converge, sapienti e furbetti cuochi, gli cambino nome e guarnizione decorativa, che così a tutti ci viene l’acquolina in bocca, già dal primo assaggio si capisce che non ci si sposta di una virgola da quanto sintetizzato con una violenza davvero fuori dal comune – pescando in maniera genuina dal miglior metal e dal miglior hardcore in circolazione – ben sei anni orsono. ‘Jane Doe’, dunque, e poi ‘You Fail Me’, e ora ‘No Heroes’, sempre lì siamo.
Lievi ritocchi ai suoni, ora più affilati ora più fangosi, oculate divagazioni, rimescolamenti alla ricerca del far bene quello che si è imparato a fare. In questo ‘No Heroes’ in particolare spicca l’andamento anomalo, tremendamente sparato in faccia, di un disco che comincia con cinque tracce intorno (o sotto) i sessanta secondi. Ed il grind schizofrenico è servito, per quelli che trovavano moscio l’attacco del disco scorso. E se non sono soddisfatti neanche da un pezzo quale “Vengeance”, lascino stare la musica malvaggia. Poi però bisogna pensare a quelli ai quali ‘You Fail Me’ era piaciuto, e allora ecco “Weight of the World”, che nell’introdurre la bella title track ricorda proprio quella “First Light” che introduceva “Last Light”. C’è poco da fare, le strutture sono quelle, ormai il lavoro è tutto di finezza cercando un equilibrio perfetto. Ci si avvicina, in questo ‘No Heroes’, e si possono anche assaporare i Converge in un’inedita versione triste ed innamorata, nei nove minuti di “Grim Heart/Black Rose”, preparandosi ad altre sei tracce tutte piuttosto tirate, più o meno riuscite, lasciando ogni speranza di beccarli a suonare un riempitivo. Quello non succede mai, anzi, se da una parte la produzione – soprattutto per quanto riguarda la voce – non mi esalta, e io continui a reputare quella di ‘You Fail Me’ perfetta per loro, dall’altra dopo svariati ascolti (goduti appieno) è impossibile negare che ‘No Heroes’ sia un disco di qualità, suonato da un gruppo che è da anni saldamente alle redini di tutto il carrozzone post-metal. Continuare a rielaborare e raffinare un sound di cotale spessore non sarà mai un appiglio plausibile per nessun tipo di critica.
Rispetto per Jack Bannon e soci.