Intervista a Father Murphy: La spiritualità dell’autoironia

  • Dopo aver ascoltato i Father Murphy dal vivo qualche tempo fa ho avuto l’impulso immediato di chiedergli la disponibilità per fare un’intervista, semplicemente perché sentendo la loro ottima musica ho avuto subito la sensazione che avrebbero avuto molto da dire. Dopo avere ascoltato anche i loro dischi tra psichedelica, folk e rock quella che era una sensazione è diventato una convinzione. Ecco dunque l’intervista con Federico (o meglio Freddy Murphy), voce e chitarra della band trevigiana, nonché tra i responsabili del Madcap collective:

    Rocklab: Direi di iniziare parlando della vostra musica. Trovo veramente
    ottima la vostra miscela sonora, la capacità di unire il rock più scanzonato e
    originale allo stesso tempo con la classicità degli elementi folk e
    la leggerezza delle tastiere. Come nasce e si sviluppa questa anomala miscela musicale?

  • Federico: Innanzitutto ti ringrazio per quello che scrivi. ti ringrazio soprattutto perchè mi ci ritrovo molto.
    Penso sia tutto frutto di coincidenze. la nostra bravura è stata, spero, quello di scorgerle, le coincidenze, e assecondarle. e forse quell’alone di religioso che ci circonda è stato di buon auspicio…
    L’idea di base penso sia quella di ricreare delle atmosfere che riteniamo proprie delle relazioni che intercorrono tra le persone. in questo caso soprattutto, quantomeno inizialmente, le relazioni che legano me, Chiara Lee e Vittorio.
    In chiave compositiva penso che l’autoironia possa essere un’ottima chiave di lettura. non prendersi troppo sul serio è un ottimo metodo quantomeno per non annoiarsi mentre si fa un qualcosa che dovrebbe interessare. poi ci sono le leggende, e anche quest’aspetto aiuta a credere che ci sia qualcuno o qualcosa al di sopra di te che muove le fila. Quantomeno sgrava molto da qualsiasi tipo di pressione. evitare al massimo qualsiasi utilizzo della formula, e con formula non intendo quella pop, o quella folk. tutto è molto facilmente riconducibile alla formula. anche cercare troppo di evitarla può diventare una formula stessa.
  • R.: Allo stesso tempo una delle caratteristiche che prediligo nella
    vostra musica è la capacità di essere sempre divertente facendo percepire
    il vostro divertimento nel suonarla. Quanto conta questa particolarità, se
    effettivamente esiste nelle canzoni dei Father Murphy?
  • F.: Un po continuando quanto dicevo prima, quello che tu chiami divertimento per noi è la giusta autoironia di base. non andate mai in giro senza la vostra piccola autoironia tascabile.
    Abbiamo scoperto che cantare sorridendo, letteralmente, rendeva molto meglio le canzoni. soprattutto quelle più nuove, che sono più cupe. la voce esce meglio. si può risparmiare con gli effetti…poi sai, due urla e tutti pensano tu sia arrabbiato. quindi sorridi, e la situazione torna su di un piano più confortevole…
  • R.: Il vostro gruppo ha una biografia molto bizzarra, come è nata questa idea?
  • F.: Io dovevo diventare prete. E quindi ho studiato molto la religione cristiana, quantomeno le sacre scritture. alcune vicissitudini che ci hanno fatto vivere per un po in tre continenti diversi han fatto si che fosse utile pensare che determinate cose fossero già prefissate, senza doverle quindi per forza cercare con insistenza.Ee poi tutto in questo modo acquista un’aura di sacralità che secondo me contraddistingue molto la malinconia. E siccome la malinconia è uno di quei sentimenti che vorrei sempre fosse presente nelle nostre canzoni, ecco che è facile uscirne influenzato…
  • R.: Avete appena finito una bella serie di date in giro per l’Europa, cosa potete raccontarci di questa esperienza? Quali sono secondo voi le differenze (se ci sono) tra il pubblico italiano e quello straniero?
  • F.: Dai vari giri per l’Europa siamo tornati molto entusiasti, abbiamo avuto la possibilità di suonare in posti diversissimi l’uno dall’altro, pur continuando a prediligere quelli più piccoli, dove a mio avviso la nostra musica è più in sintonia con l’ambiente e le persone. È bella l’idea di arrivare nei posti come i perfetti mister nessuno che siamo, conoscere città e persone grazie alla mezzora di concerto che facciamo, e poi andare via con l’amaro in bocca perchè il giorno dopo bisogna subito andare da un’altra parte. non c’è tempo per le sovrastrutture, e quindi la tensione è giusta e ben calibrata.
    A livello di differenze di pubblico, non lo so. ti posso dire che sono ben piu teso, personalmente, se suono qui in Italia che all’estero. Anche durante le rare possibilità avute di suonare negli stati uniti, ho notato la stessa cosa.
    forse all’estero mi hanno dato l’idea di essere più attenti. Ma magari anche questo è dettato solo dal fatto che lì, come qui, attrae più il gruppo straniero che quello locale, come se ci fosse una garanzia o un che di chic in più…non saprei ben spiegarmi…
  • R.: Oltre a pubblicare per la Madcap, siete anche tra i responsabili dell’etichetta. Com’è nata questa avventura? La scena musicale trevigiana mi sembra molto attiva, più che altro vede nascere delle splendide proposte: essendone all’oscuro cosa potete raccontarmi del panorama cittadino?
  • F.: L’avventura Madcap è stato un altro passo quasi dovuto dopo aver riscontrato affinità tali da non decidere di non sfruttare. Io, Paolo (littlebrown) e Andrea (oswald) abbiamo reciprocamente 3 anni di distanza l’uno dall’altro, il che ha fatto inziare Madcap sotto l’elgida del numero 3. Madcap quindi è 6.
    Da qui abbiamo scoperto quanto la cabala stesse influenzando le nostre scelte. Tutti i cd pubblicati dal Madcap Collective escono come multipli di tre. Penso che il fatto che teniamo ad essere considerati più un Collettivo che un’etichetta sia importante; è un’attitudine comune che ci spinge a fare le cose in un determinato modo. Che sia questo il modo di confezionare i cd, o il fatto che continuiamo a non avere una particolare predilezione per il concetto di distribuzione, almeno per com’è concepito in Italia. Ma di certo non giova il fatto che qui non siamo distribuiti. Giustamente qualcuno potrebbe obiettare che rosichiamo.
    Per quanto riguarda Treviso, beh, è una bella città solo di notte, quando non c’è nessuno in giro. Ci sono indubbiamente belle proposte, ma generalmente o si sono già trasferite altrove, o sono in procinto. O escono come noi solo di notte…verso le 3 4 del mattino ci si trova sempre con Onga di Boring Machines… si scappa dalle ronde, si apprezza particolarmente la vasta distesa di suv presente ovunque….Con i Murphy ad esempio a Treviso non suoniamo, è una nostra regola. Dovrebbero quantomeno darci mille euro, il che equivale a non suonare. L’eccezione è fatta per le serate Basemental sempre del buon Onga, che sono però generalmente a Castelfranco Veneto, altro gran bel posto…Castelfranco dico, Basemental invece è una delle più belle realtà che conosciamo, siamo forse un po’ troppo pretenziosi, non ci va mai bene niente. L’autoironia serve anche per scappare dalla noia.
  • R.: Sia da musicisti che da discografici indipendenti, cosa ne pensate invece della situazione della musica indipendente a livello nazionale?
  • F.: Questa volta prometto di essere più breve.
    Ci sono gran belle realtà. La parole indipendente è troppo usata. Forse le gran belle realtà di cui parlo dovrebbero ricevere più attenzioni.
    In generale però, a mio avviso, è troppo facile entrare a far parte dell’Italietta che suona. Ma poi non saprei neanche ben dirti cosa o come la si contraddistingue, quest’Italietta. E quindi ti dico che mi piacciono le persone che parlano poco e lavorano tanto. Spero qui di non passare per ciarliero…
  • R.: Per finire, quali saranno i prossimi passi dei Father Murphy?
  • F.: I Father Murphy hanno per il momento sospeso l’attività live, ad eccezione per un concerto che terranno, insieme a Bob Corn e Comaneci, per la presentazione del primo disco di quest’ultimi, Volcano!, che esce per Disaster by Choice, e che consiglio a tutti di acquistare, loro sono fantastici, dal vivo ipnotici. E Bob Corn non ha bisogno di presentazioni.
    Poi ci sarà una data a Salò, al 24 hour, dove prima o poi spero passino tutti i progetti Madcap, locale davvero stupendo, e poi fermi per 2 mesi.
    L’idea è quella di registrare da qui a dicembre un po’ di provini, sempre con al mixer Davide Cristiani, che poi adesso è diventato a tutti gli effetti il 4° Murphy (dal vivo suona con noi pur restando nella sua postazione mixer), per poi sentire i risultati e registrare il nuovo disco, disco che dovrebbe essere pronto per la primavera dell’anno prossimo.
    A livello di anticipazioni ti posso dire che sarà una sorta di concept sull’eresia, 9 tracce in tutto, per circa 27 minuti totali. Ci sono varie idee su come provare a registrarlo, credo, anzi spero, stacchi molto da quello fatto fino ad adesso.
    Ah, ci sarà poi un’uscita per una neonata etichetta statunitense, qualcosa tipo un ep “riassuntivo” delle ultime cose registrate, che uscirà soltanto negli Stati Uniti. Non so dirti niente di più per adesso, ma siamo iper felici di questa novità. Ti prometto che appena saprò qualcosa di più sarai subitamente informato!