In una calda sera d'estate niente è meglio di un bel concerto all'Auditorium. Palco grande, posti comodi, cielo aperto sopra il pubblico e, soprattutto, un'acustica perfetta. In questa cornice si esibiscono oggi gli Scissor Sisters, quintetto newyorkese che gioca e flirta con i clichè del mondo del rock'n'roll, mischiando sapientemente nella loro musica la disco anni 70, il glam “cafone” degli anni 80, la new wave e quell'impatto scenico che porta alla mente i più famosi musical del rock (ne diciamo uno per dirne tutti: Rocky horror picture show).
I cinque, per l'occasione aiutati da John “JJ” Garden, uomo tuttofare che si destreggia tra synth, tastiere, basso e chitarra, giungono nuovamente in Italia per il tour dell'ormai affermato Ta-Dah, album che vanta già 4 singoli alle spalle di cui uno (I don't feel like dancing) che ha spopolato e continua a spopolare ancora (a dire il vero si sente ancora in radio, a dispetto dell'ultima uscita Kiss you off).
Salgono sul palco uno alla volta, per godersi l'applauso del pubblico, salutano, prendono posto e al quattro di batteria compaiono sul palco i 2 frontman/woman: Ana Matronic, scintillante nel suo vestito arancione glitterato e Jake Shears, in una mise che solo alle foto è dato commentare. Una rapida occhiata e subito si accorgono che c'è qualcosa che non torna, o per lo meno stona fragorosamente nei loro show: cosa ci fa tutta quella gente ferma, seduta nelle loro poltroncine? qua si vuole fare casino! E così, per la gioia immensa della security, i 2 chiedono, o meglio ordinano di venire tutti sotto il palco, ad affollarsi ai piedi dello stage. E quando tutti hanno più o meno preso posto, chi in adorazione accovacciato sotto loro, chi in piedi sulle gradinate, chi affacciato alla ringhiera della balconata, si può cominciare. E sono 90 vibranti minuti tutti d'un fiato.
Gli Scissor Sisters suonano come un gruppo navigato, come chi solca il palco da decenni: perfetti in ogni stacco e in ogni suono sanno coinvolgere, divertire e divertirsi come se fosse il primo concerto che fanno di fronte a un pubblico di vecchi amici.Ballano, si ammiccano l'un l'altro, si incrociano mentre suonano incitandosi a vicenda.
Babydaddy, dal lato suo, ha praticamente metà della strumentazione. In tutto il concerto si alternerà tra moog, synth, basso, chitarre elettriche e acustiche, mantenendo sempre quella sua posa statica e granitica, di chi pensa prima alla musica e all'esecuzione. A compensarlo, dal lato opposto del palco, c'è Del Marquis, divisa da arbitro di calcio e Gibson 335 brown con bigsby al collo. Che suono quella chitarra… e soprattutto, che chitarrista! Devo dire che non me lo aspettavo ma il tipo riesce ad avere un tocco tanto preciso quanto sporco e graffiante, rendendo tutti i brani più grintosi e dando un'impronta live al suono più spiccata. Poche parole da spendere sul batterista, Paddy Moon, che fa egregiamente il suo lavoro di cassa e rullante, molte di più quelle che si dovrebbero usare per Ana Matronic, che memore del suo passato di ballerina e woman-burlesque balla, si agita, assume pose cinematografiche e chiacchiera con il pubblico spiegando la sua – non molto chiara e troppo complessa- idea di parità dei sessi all'interno della Chiesa (un papa travestito… non si è capito bene con quali attributi…). Il vero mattatore della serata resta, ovvimanete, Jake Shears, madido di sudore già al terzo pezzo corre su e giù per il palco (con le scarpe col tacco! ma quanto può essere scomodo?), salta, si dimena e si produce in una quantità di falsetti impressionante. Altro che vocoder, quella è tutta farina del suo sacco!
I 5 esegueno buona parte del primo album, lasciando, com'è giusto che sia, più spazio al secondo, che ha in Land of 1000 words il picco più “sentito” del live, per poi ritornare a quel fragoroso pop col piano honky tonky di matrice Elton john con brani quali Laura e la stessa Kiss you off.
Il bis, richiesto a gran voce dopo la prima, intensa ora e mezza, è tutto dedicato a I don't fee like dancing, pezzo che ormai conoscevano anche le seggiole dell'auditorium e che, per l'occasione, viene proposta in versione “extended” per ballare ancora finchè non si esauriscono del tutto anche le ultime energie.
Unico appunto tecnico, forse anche troppo, la gestione degli effetti da parte del loro fonico. Gli scissor sisters non hanno pedaliere, o distorsori ai loro piedi, il sound viene “gestito” dalla regia. Magari i musicisti storceranno un po' il naso (e infatti a me sta cosa mi è rimasta un po' qui…) ma in un concerto in cui l'imperativo era ballare questa scelta era comandata.
…E poi quando parte la disco di Comfortably numb… chissenefrega delle pedaliere!
Qui sotto un video della serata: