Morgan è sempre Morgan. e anche per questa data di presentazione del nuovo album, “da A ad.. A” Non si smentisce. E' incredibile come allo stesso tempo riesca a rimanere così coerente cambiando stile, così camaleontico pur mantenendo una sua ben definita personalità. Giocando come sempre con gli eccessi del rock, i clichè della musica pop e un complesso, le famose Sagome, che sembrano essere le sole a riuscire a capirlo/seguirlo nelle sue divagazioni musicali. L'artista chiude la rassegna dei Concerti nel Parco, nella splendida cornice di Villa Pamphili (splendida in tutti i sensi, ottimo posto, ottimo palco, ottima acustica, da tenere d'occhio per le prossime stagioni), con uno show elegante e colto. Siede al centro del palco, letteralmente circondato da un farfisa (sulla destra, con un suono caldissimo), una tastiera-emulatore (di fronte, dalle ottave infinite) e da synth e moog (sulla sinistra, uno sull'altro, praticamente la gioia per chi ama “smanettare” con le modulazione d'onda), Morgan sfoggia la sua tecnica perfetta ma mai troppo accademica, passando con disinvoltura da raffinati fraseggi (per lo più sulle canzoni più “vintage” del repertorio), ad accompagnamenti alla Bowie (periodo Hunky Dory) o Elton John (primi periodi, non il periodo in cui è diventato uno specie di merceria per ottici stravaganti), lasciando decollare pian piano il ritmo che, a dir la verità, era partito un po' in sordina con un “Animali Familiari” . Forse perchè il pezzo ha avuto un incipit un po' troppo “crudo” di chitarra e voce, ma basta che sul palco si materializzano le Sagome che il sound cambia… da così a così (o come direbbe lo stesso Morgan da a ad a). Affiatati, complici e soprattutto amici i 6 sul palco danno la classica “botta” sonora che tutti vorrebbero sempre ricevere ad un concerto. Carnevale si conferma come uno dei migliori batteristi in circolazione, preciso, affidabile con un tocco
pulito e scandito, mentre Megahertz (già su queste pagine con un'intervista e una recensione del live… leggetele che fa sempre bene) è il virtuoso del theremin, passando al basso nei momenti più rock (lasciando quindi più libertà alla 2 chitarre) e impreziosendo le canzoni con il synth. Da sottolineare inoltre l'esperienza di Giovanni Ferrario (basso chitarra), l'uomo tuttofare della serata alias Enrico gabrielli, che si alterna a flauto, sax, tamburello e un'altra miriade di suoni-strumenti) e la piccola guest star Marco Carusino, proveniente direttamente dai Cosi di Milano. Il concerto è come una lunga camminata nella musica di Morgan e dei Bluvertigo, con una prima parte tutta incentrata sul nuovo album che suona ancor più familiare e domestico di “Le canzoni dell'Appartamento”. Ricco di suoni caldi, avvolgenti, con liriche ricercate ma non faziose i pezzi di “Da a ad a” riescono a trovare una loro forma dal vivo quasi inaspettata. Si slegano dalla pura e semplice idea di brano registrato su cd e riproposto dal vivo diventando il perfetto sottofondo per storie narrate, racconti, pagine di un diario lette di nascosto e divagazioni/riflessioni spensierate. E' inutile negare che l'apice viene toccato con il singolo 5 minuti, il brano più “conosciuto” dal pubblico ma più lo show prosegue più ci si rende conto che Morgan ha un genio e un estro creativo che va al di là della semplice composizione musicale o scrittura dei testi, è un autore/cantautore/musichiere a 360° come pochi ce ne sono in giro.
Il concerto gioca con un percorso a ritorso: più le canzoni proseguono e più si torna indietro. E così dall'ultimo album si torna alle Canzoni dell'appartamento (fantastica la versione di Altrove, con una lunga coda strumentale che la rende colonna cinematografica di una vita), si passa al tributo a De Andre, e poi indietro fino ai tempi dei Bluvertigo (Sovrappensiero ormai è un classico, ma non mi aspettavo L'Assenzio), e ancora più lontano, ripescando la If di Waters, per chiudere con una splendida cover dei Kinks: Sunny afternoon. Un escursus musicale che lascia tutti appagati, contenti di aver visto uno spettacolo cui l'unica cosa che si poteva chiedere era un secondo bis. ma, come sottolinea lo stesso Morgan “il tempo è tiranno… e poi ci fanno segno di tagliare!”. Certo non mancheranno altre occasioni di rivederlo sul palco, ma la cornice unica in cui si è esibito questa sera era da non perdere, e se eravate presenti capirete cosa intendo.