Schizophrenia – 3.1

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Dunque da oggi ho deciso di applicare la legge del recensore stronzo, ma è dettata da necessità. La legge del recensore stronzo è questa: siccome mi arrivano una quantità immane di promo a casa, non ce la farò a recensire (e sarebbero troppi anche per la rivista) tutti quelli che mi ritrovo per le mani. Indi per cui urge una certa scrematura, che ho deciso di applicare in questa maniera: se il promo è bello, ne parlo. Se è bruttissimo, ne parlo, così magari smettete di suonare e di farmi vergognare di avere delle orecchie. Se è “il solito demo/promo” senza arte né parte evito di scrivere dieci righe di monotonìa, voi evitate di leggerle e non regalerò una minima esposizione mediatica non meritata. E adesso parliamo di questi Schizophrenia? Sì, volentieri, perché i tre pezzi sono bellocci. Bellocci, non belli, ma si fanno ascoltare volentieri. I bimbi che ridono in copertina di certo non prefigurano gli assalti grind/death che caratterizzano la proposta musicale ivi descritta. Roba modernissima, pesa e bella laccatina come nelle produzioni svedesotte o metalcore degli ultimi tempi, ma senza zucchero né glassa, niente ritornelli melodici ma una buona dose di variazioni chitarristiche impiantate su ritmiche belle quadrate. Niente Dillinger Escape Plan, niente new sensation Relapse Records, solo nove minuti di riff tesi e raramente spezzettati da accenni di armonie che ricalcano più o meno pesantemente le aperture più ariose dei Lykathea Aflame. E alla fine? Alla fine la produzione è di livello, le canzoni sono corte il giusto per non annoiare, un paio di passaggi uno se li poteva risparmiare o costruire meglio ma tutto sommato so ‘ggiovini, so’ toshani, essuvvia, togliete un po’ di filtri e fate un bel disco.