The Styles: Who loves the styles?

  • Questa è un’intervista un po’ particolare. Il tuo è un gruppo abbastanza controverso, la sua ultima apparizione su rocklab ha scatenato un putiferio con circa 40 pagine di commenti/insulti/rimproveri/ etc etc… e ogni thread su internet si trasforma in una discussione molto accesa che, il più delle volte, finisce per fare male alla band senza neanche riuscire a parlare di essa.
    Il tuo gruppo ha un’ottima attitudine indie/rock punk, ma è stato collocato a torto in un settore troppo teenager, facendo perdere – a mio avviso – credibilità alla band stessa. Io ho ascoltato il vostro cd e, sempre per essere sincero, ti posso dire che non mi ha coinvolto molto. Ma al di là dei gusti e delle preferenze mi fa piacere farti quest’intervista, perchè vi ho visto live e sono convinto che con il cd avete davvero poco a che fare e perchè ritengo che dobbiate poter dire la vostra, facendo luce su come la band lavora, come si sposta all’interno del mondo musicale, dove comincia il vostro lavoro in sala e dove le pressioni del mondo discografico di cui molti sostengono siete il giocattolo.

    Rocklab: Ma cominciamo dall’inizio. Prendo il cd, lo giro, e dietro ci sono sony, ricordi e h20 music. Il vostro lancio ha bruciato le tappe. Tutto è partito, se non ricordo male, da un videogame. Ci puoi ricordare la storia?

  • TheStyle: Ricordi bene. Se consideriamo la storia ufficiale della band, possiamo dire che è tutto cominciato quando abbiamo vinto il burnout band slam, un concorso europeo con giuria americana (gibson, EA, hard rock café, Island Records…) in cui abbiamo trionfato (oh yeah, di trionfo si tratta, venendo noi dall’italia) su circa mille band da tutta europa. Tra i premi inserire un proprio pezzo in un videogame. Ora spero proprio che la prossima tua domanda non sia una domanda che mi hanno già fatto una cinquantina di persone spesso collegate all’editoria ludico-informatica…
  • R: Come hai vissuto questo lancio discografico a livelli “importanti”? Voi non siete passati per etichette minori o indipendenti e questo è uno dei motivi per cui molti tendono a “snobbarvi” e considerarvi “costruiti”. Avete avuto il giusto tempo per farvi le ossa o i fatti vi hanno travolto? Avete provato a bussare ad altre porte? siete entrati in contatto con altre realtà di “band senza etichetta che spedisce demo a destra e a manca”?
  • TS: La gavetta è una cosa che ci piace dimostrare dove è più plateale, cioè (e scusa la velata tautologia) sul palco, e non a parole nelle interviste.

    Il nostro live non ci tradisce… e pettina gli astanti.

  • R: Ma proseguiamo col disco, apro il cd, estraggo il libretto e… “written, produced, recorded e mixed by Guido”. One man band! Hai progettato tu tutte le partiture di chitarre e batterie? Come ti sei trovato a gestire interamente la canzone? Come sono state le session di registrazione? Ma soprattutto… la batteria è vera-vera o campionata? Se la risposta esatta è la prima allora complimenti! Per gli amanti della strumentazione… com’è strutturato il tuo studio? che strumenti hai? io mi ricordo una bellissima gibson marauder in un live tempo fa…
  • TS: Infatti… Steve e Luke sono due colonne importantissime degli styles, ma il fatto è che io compongo i pezzi mentre li registro (e viceversa)… mi sono costruito un home studio (poca roba, un pc, software craccato, un paio di microfoni…) e lì mi improvviso produttore, arrangiatore, ecc suonando tutti gli strumenti. comincio sempre dalla batteria, da ragazzino ero batterista e verso i diciotto ho mollato la scuola per andare a suonare a Philadelphia con una punk rock band americana. Ma tornato in italia ho capito che se volevo un gruppo che veramente facesse la differenza dovevo farmelo da me, cantando e suonando la chitarra.

    Forse ora puoi capire perché io modelli la mia vita sulla biografia di dave grohl…

  • R: Qual’è stato il vero apporto di Ryan Smith per la masterizzazione?
  • TS: È biondo e portava colore nella stanza, un grande… abbiamo lavorato nello studio dove lavorarono acdc, aerosmith, strokes, coldplay… ma in realtà la sessione è durata solo 4/5 ore. Tutto è andato al suo posto con una velocità impressionante. Ahhh, gli americani…

    Davvero molto molto molto molto modestamente, penso che quando le canzoni funzionano bene non hanno bisogno di un enorme lavoro tecnico alle spalle, anzi… pensa a “louie louie”! o yesterday, gli stooges, mezza discografia degli stones!!!

  • R: Il vostro booking porta il nome Barley Arts. Un nome di tutto rispetto che solitamente punta su grandi spazi, ma avete anche avuto la possibilità di girare club più piccoli. Quale dimensione preferite? come vi organizzate date e tour? pensa a tutto la barley o siete voi a scegliere i locali e girare col vostro furgone?
  • TS: Con Barley è come se avessimo un cugino simpatico che ci organizza il tour. L’impressione di avere un rapporto di “lavoro” con queste persone è assente… fa piacere vedere che qualcuno vuole ancora investire sulla musica (e qui ci rendiamo conto di non essere certo una sicurezza… dopo questa frase il prossimo che dice che ce la meniamo gli faccio colare oro fuso nelle orecchie).
  • R: Caduta di tono (lo so, potevo dire caduta di style ma era una battuta triste): l’ultima pagina del libretto ti dà la possibilità di scaricare sfondi e suonerie del cellulare. Capisco il discorso che han fatto una volta i velvet ovvero la pubblicità è sempre pubblicità… ma questa è pubblicità usa e getta. Eravate al corrente e d’accordo con
    questa pagina? Come l’avete presa?

  • TS: Non diremo niente sul gruppo qui sopra… diremo solo che sono trentenni romani, hanno fatto il primo video in una fontana, il cantante è fidanzato con una vj bionda, hanno fatto sanremo, sono migliorati molto ultimamente, ma non è che puoi partire a fare tokyo eyes e poi diventi i placebo… però sono migliorati tanto… va beh, dai… non ometteteli, la pubblicità è pubblicità!
  • R: Anche per via di questa “strumentalizzazione” dei vostri brani venite spesso affiancati a finley e prodotti da supermercato del genere. Cosa ne pensate? Come vi sentite all’interno della scena discografica italiana?
  • TS: Come vorrei sentirmi fuori dalla oscena discografica italiana, soprattutto quando qualche idiota mi parla male dei finley, una band che ha pesantemente contribuito a sdoganare chitarre distorte e attitudine da “cazzoni” americani qui in italia… la prossima generazione di rocker sarà stata per la metà fan dei finley! Tutti i rocker non segaioli dovrebbero ringraziare quelli come loro che non si comportano da snob e alla fine fanno davvero la differenza, portando verso il rock centinaia di migliaia (300.000 copie finora!) di giovani potenzialmente in grado di supportare l’economia della scena rock. Chi li insulta deve marcire nella sua cantina attaccato al big muff sputando accordi minori… fottetevi, fighette indie!

    Il Re ha parlato.

  • R: Passiamo al disco: come ti avevo confessato prima non mi fa impazzire,anche se confesso che avete ottimi numeri.
    Tempo fa in radio ho ascoltato Real Gold senza sapere che eravate voi. Mi sono ripassato tutto The colour and the shape con relative b-side, convinto che fossero Grohl e soci. L’unica cosa che un po’ mi metteva in dubbio era il sound. In tutto i disco i suoni sono potenti, ma non graffianti, il volume è alto, ma l’overdrive non dà la giusta botta.
    Scelta vostra o imposizione superiore?
  • TS: Mai avuto indicazioni artistiche da nessuno, grandissimi in Sony, sempre libertà totale! La migliore etichetta punk italiana.

    Solo da mio padre. “Togli il pedale!”. In effetti tutta quella coda su note di piano è un po’ da checche. E a me piace la musica virile, tipo hives, kinks, foo fighters… A proposito, confondermi dave grohl è la cosa più bella che tu potessi fare per me… beh, la seconda cosa più bella.

    Grazie.

  • R: Nei primi tempi, quando i primi singoli viaggiavano in internet, vi avevano appiccicato addosso l’etichetta di stampo strokes (questo perchè la batteria in 4/4 secchi sta incominciando a produrre danni, bisogna avere il prosciutto nelle orecchie per abbinarvi a quel sound) mentre io vi vedo bene in compagnia di gruppi più duri come i Foo fighters, o al massimo in fatto di pop ai Terrorvision (te li ricordi? scaricati shaving peaches che è un grand’album!) gente che usa distorsioni pesanti, che punta più sul sudore che sul look. Quanto bene/male vi ha fatto la stampa?
  • TS: ottima domanda! Direi pari… personalmente ti fa male, perché vorresti sempre apparire più figo di come ti dipingono.

    Ma professionalmente è indispensabile che intorno a te venga costruita una caricatura, un personaggio. Il pubblico non ha tempo e deve classificarti. È il prezzo da pagare per sfruttare un sistema di comunicazione così veloce… i contenuti aumentano e la personalità si appiattisce, si riduce.

    Io ci sto… alla lunga i mediocri vengono naturalmente eliminati. Cazzo! O è il contrario?

  • R: Avete avuto richiesta da parte di etichette straniere? l’uso dell’inglese vi dovrebbe facilitare…
  • TS: Lo sta facendo! Partiamo a gennaio invadendo la polonia. No quello era hitler, volevo dire l’olanda.
  • R: E la televisione? ho visto che avete ben 4 video all’attivo (io me ne ricordo anche un quinto… boh) che dopo un periodo iniziale di heavy
    rotation sono finiti nel palinsesto notturno…
  • TS: Bravo ragazzo… in realtà i video che abbiamo sono sette in totale (www.myspace.com/thestyles) e ne stiamo girando un ottavo. Avere heavy rotation in italia cantando in inglese (diversamente dal resto d’europa) è un miraggio, forse ti confondi con “più stile”, che è in italiano e ha avuto buona rotazione, almeno dopo essere andata bene in classifica vendite… comunque è in questi giorni che sono contento di aver fatto un disco del quale sono completamente fiero. Tempo fa dicevo che qualsiasi canzone avrebbe potuto essere un singolo e ora lo sto dimostrando in pieno, mi pare. Quanti possono dire lo stesso?
  • R: Com’è nata la parentesi con J-Ax? Non pensate sia un passo falso, per una band in ascesa, diventare il supporto/gruppo di un artista già affermato?
  • TS: No.

    È stata una figata. E a detta proprio di tutti. Dopo questa estate pazzesca con Ax, dopo i risultati di più stile, dopo l’Mtv day, se tendi l’orecchio puoi ancora sentire l’eco dei rospi che si stanno ingoiando i nostri fottuti detrattori.

  • R: State per effettuare un nuovo mini-tour in giro per l’italia (se mi segnali tutte le date le inserisco qui di seguito nell’intervista) Cosa vi
    aspettate in più/meno dal pubblico? Quali novità avete in serbo?
  • TS: Novità? Tutti ci dicevano che volevano sentirci parlare, e noi abbiamo inserito del cabaret nello spettacolo. Improvvisamente non vedono tutti l’ora che ricominciamo a suonare…

    Ok… I risultati sono buoni, e in costante miglioramento. Che è poi quello che mi importa. Il lavoro che faccio mi piace, non voglio fare subito il botto per annoiare la gente e bruciarmi in fretta… te l’ho detto, questo è un lavoro che mi piace molto.

  • R: Ultima domanda: da One man band a cosa stai lavorando? hai nuovi pezzi in cantiere? e se sì sono per gli styleso per te? o per un nuovo progetto?
  • TS: Eheh… avere uno studio proprio significa essere in fase di registrazione non-stop! Quasi una vocazione… ci sono altri progetti di varia natura, ma in questo momento sono troppo esaltato dai risultati degli styles, per cui non vedo perché non concentrarmi su questa meravigliosa band di idioti della quale sono orgoglioso di far parte! O forse è solo che sono ubriaco. Deve essere per quello che ci ho messo così tanto a scrivere questa intervista, e comunque ogni due parole mi scappa una lettera in più o in meno e devo fermarmi a correggere, hai idea del tempo che ci ho messo?