Question Marks – Late Night Response

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Torna a farsi sentire la Indelirium Records, casa indipendente dell’Aquila votata al core, emo e punk e via scapocciando con questa nuova uscita dei Question Marks: secondo disco per la precisione. Dopo un debut album fatto di un punk veloce dai numerosi (ssimi) spunti melodici + testi in italiano (per cui penso non occorrano altre specificazioni), la band di Bologna, con la california skateara nel cuore, decide di tirare giù e buttare nel piatto la carta internazionale. Mentre la mistura sonora ne riceve un’ ulteriore virata verso cliché di marca americana (leggi hardcore veloce-emo, skate punk ecc.) e una maggiore attitudine metal nel comparto riffarolo delle chitarre (il che non guasta), i testi perdono la favella nostrana (caratteristica, a mio parere, interessante e distintiva per un gruppo del genere) affidandosi invece alla rassicurante lingua d’Albione.
Il risultato, come che sia, dribbla il pericoloso stigma della pronuncia “all’italiana”, e le vocals risultano in fin dei conti convincenti e ben realizzate, fortemente votate alla melodia e con tutte le loro armonizzazioni del caso, su testi che si muovono tra situazioni quotidiane o intimo-sentimentali e riflessioni esistenziali. Nel complesso il tutto è ben scritto ed efficace, se si tiene conto del target al quale è destinato. L’originalità non è certo il punto di forza dei Question Marks, intendiamoci, e i paragoni con Lagwagon, Strung Out (per la cui vicinanza a certi stilemi metal anche i Funeral for a Friend non sarebbero poi così fuori luogo), fioccano un po’ ovunque sulle fanzine. Tuttavia è avvertibile anche qualche piacevole ricordo dei Bad Religion più radiofonici (insomma, un po’ di coscienza filologica), ma con molto, molto più zucchero. Qualche bacchettata va fatta al comparto ritmico (una cassa inspiegabilmente “artificiale” e in odor di triggeratura) e a qualche passaggio strumentale qua e là leggermente sopra le righe e arruffato rispetto alle capacità effettive del combo. I brani tuttavia scorrono piacevoli, suonati col pedale sempre a tavoletta e con una notevole carica di freschezza (che poi è quello che importa) e attitudine. Segnalo On Your Own che potrebbe essere davvero un singolo di tutto rispetto, e in chiusura di disco una bella ghost-track acustica che non sfigurerebbe in un puntata di O.C. o nelle radio di qualche college west coast. Qualche ragazzina si sarà sicuramente già innamorata di loro. Una riflessione poi sulla derivatività di gran parte della nostra scena italiana andrebbe invece affrontata a parte.