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Due anni dopo la dipartita di Kurt Cobain da questo secolo, sono i Placebo a smistare un po’ di sano (o ameno presunto) disagio giovanile alle masse. Qui però non ci sono i figli della provincia americana dei tardi ottanta che abbrutisce, ma i rampolli annoiati della diplomazia a spasso fra le grigie ambasciate europee. Tra il manifesto di “Teenage angst” e i vari “We were born to lose” sono un pugno gli inni generazionali mancati all’interno del disco, a disposizione dei sempre affamati palati di vecchi e nuovi losers. Un power-pop condito di insidiosa melodia supportata dal particolare timbro di Molko, che ripesca la figura dell’efebo glorificandola di lì a poco. Un connubio certo non originalissimo che a dire il vero lascia presto spazio a qualche sbadiglio, pur riuscendo a spingere più di tutta la produzione successiva targata Placebo.