Arisa – Sincerità

Acquista: Data di Uscita: Etichetta: Sito: Voto:

Avevo creduto, e me lo si perdonerà, che il fenomeno in questione fosse ben altro. Avevo letto da tutte le parti, con più o meno entusiasmo, le firme della stampa “autorevole” che salutavano la neonata stella Arisa come se si trattasse di qualcosa di nuovo, i più audaci addirittura ne facevano quasi una salvatrice della patria, dei buoni costumi e dei bei tempi andati. Molto facile. D’altro canto era molto facile pensare che la levità scanzonata del suo singolo sanremese celasse una sua qualche ironia, un giocare coi cliché del tradizionalismo musicale italiano, rivoltandolo contro al meccanismo sanremese stesso, e sfacciatamente vincendo con un motivetto leggero leggero, che vola alto con levità e grazia sull’ impegno paraculo e di maniera di tutti gli altri discorsi a buon mercato su dio, crisi economica, gay redenti e via dicendo.
Devo ammettere che il look mi aveva tratto in inganno, quel finto bon ton che tanto sapeva quasi di fetish, quel tanto di ironia bambina e lolitesca, quella goffaggine voluta. Avevo creduto, dicevo, che la ragazza, capito il meccanismo e scardinata la serratura del nazional-popolare, avrebbe tirato fuori le unghie.
E invece no. Disco alla mano, finalmente posso affermare con sbigottimento che la realtà sognata è molto meglio di quella reale. Ovvero, nessuna illusione, non c’è nessuna ironia, nessun giocare coi cliché: questa Cinquetti dei tempi nostri, creata in laboratorio, non senza furberia da Rosalba Pippa e dal suo boifrénd, autore di musica e testi, lo incarna, quel cliché, e lo vive, a quanto pare. Lo posso affermare dopo aver preso coscienza che la nuova proposta dei giovani – da ogni traccia del suo Lp – non fa altro che erudirci sulla sua passione per i fornelli, la mamma, le torte fatte in casa, le relazioni stabilissime, la fedeltà coniugale, la casa del mulino bianco. Bene si dirà, che c’è di male? Niente, appunto, ma anche un bel “e che cavolo ce ne frega” ci starebbe pure bene. Non vorrete mica l’applauso per queste banalità, nevvero? Viviamo in un’epoca in cui probabilmente affermare cose del genere è un motivo bastante per essere considerati da certa critica bolsa e moralmente provata come una novità e un’ alternativa dirompente. Aiuto. Equivale a dire che se il modello velina quarta di seno disposta a mettere la mani dentro una tinozza piena di vongole pur di diventare spalla del cabibbo ha scocciato, allora è giusto e immediatamente promuovibile il suo contrario. A me viene in mente una frase di De André che con la solita sagacia puntuale evidenziava quanto il fatto che il comunismo avesse prodotto nefandezze e regimi totalitari di ogni genere e fosse per questo un male condannabile non promuoveva di certo automaticamente il capitalismo a panacea di tutti i mali. Estenderei la stessa cosa, non senza un sorriso, ad Arisa. Essere il contrario di una nefandezza non ti fa automaticamente brillare di verità e giustizia. E soprattutto non ti fa essere nuova, se la tua proposta musicale non è altro che quella di riproporci Giorgia quindici anni dopo, con la variazione degli occhiali da nerd. Sicuramente diventerai una stella. Perché nei media più blasonati di questo paese c’è da qualche anno a questa parte un cancro di imperante qualunquismo e di superficialità che allarma. Evidentemente ci sono critici che si sentono pervadere da un furor rivoluzionario davanti ad una pubblicità della Barilla. Evidentemente si vuole dire ad una generazione di donne che l’unica alternativa al modello britney o velina non è essere libere, intelligenti, sagaci, colte e preparate, ma relegare i propri sogni nell’angolo cottura. Scusate, ma io lo trovo un messaggio nauseante quanto quello di certi reality, di certe trasmissioni pomeridiane, un plebiscitarismo alla deusanio, una deriva reazionaria sempre più spiccata, dalla quale non vedo grandi sbocchi. E sul fatto che Arisa sia libera di cantare ciò che vuole o che crede, non v’è alcun dubbio, ci mancherebbe, almeno finché ci sarà qualcuno disposto a pagare per i suoi dischi. Dico che gabellare queste baggianate come fossero una novità, o ancor peggio, come un confortante messaggio di rinnovamento sociale o un innovativo fenomeno di costume, beh, questo mi pare davvero, quantomeno, troppo ridicolo, se non inquietante. Ma per chi cavolo ci avete preso?