The Orb featuring David Gilmour – Metallic Spheres

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ottobre 2010 Columbia Metallic Spheres

Metallic Spheres

Ed eccoci dunque al primo disco in 3D. Mi riferisco al nuovo formato 3D60, leggibile con qualsiasi dispositivo, che accompagnerà la versione deluxe nei negozi di questo progetto piuttosto affascinante che avvicina i pionieri dell’ambient più evoluta con un esponente monumentale dello strumento più classico del rock e di una delle band più osannate di sempre, quei Pink Floyd che spesso su territori immaginifici si sono avventurati. Mescolanza non nuova in realtà e che fa subito venire alla mente il prolifico (e discontinuo) sodalizio tra Brian Eno e Robert Fripp.

Qui abbiamo due suite, intorno ai 20 minuti ciascuna (la prima quasi sulla mezz’ora, invero), che sviluppano a loro volta cinque movimenti. Metallic Side inizia con un addensamento elettrico (Metallic Spheres), apre poi con dei synth meravigliosi un inno al sole e poi va a sfumare un mood catatonico, inserendo un breve intramezzo bucolico di fingerpicking alla John Fahey (o chissà magari Black Graham fa riferimento al chitarrista inglese Davy Graham).

La seconda traccia, Spheres Side, inizia da un’idea che sembra ricercare un punto d’icontro tra spazio e casualità. Le ritmiche si accumulano nuovamente nubiformi e grezze mentre intorno si vaporizzano suoni guidati dal blues di Gilmour. Si riprende poi la Hymns To The Sun della prima suite e si conduce il gioco su territori più space-dub che ambient-house, nella seconda parte si sente forse di più la mano di Youth, il Killing Joke ormai membro aggiunto agli Orb che sta al banco mix e lavora bassi e tastiere.

L’insieme scorre dosando punteggiature e astrazioni in modo forse non del tutto incisivo, forse non scontato ma decisamente poco stimolante. Se il tocco di Gilmour rimane inconfondibile e spesso organico alla composizione, è forse proprio nell’eccessiva aderenza ad un’aspettativa, ai propri stili e ai propri ruoli che lascia delusi. Sembra mancare una vera frizione artistica, come potrebbe dirsi invece del succitato connubio Eno-Fripp (rispetto ai quali qui siamo più dalle parti di Evening Star che di No Pussyfooting). I video in cui Alex Paterson, Youth e Gilmour registrano in un capanno e girano a registrare rumori della sterpaglia, confermano la sensazione di un panteismo sforzato ed ingenuo, di limiti percepiti come sacri. In questo contesto rientra la valutazione del 3D, in musica, come al cinema, ennesima truffa di un tentativo di idolatrare l’empirismo naturalista facendo finta di ignorare l’ipocrisia intrinseca nella convenzione che si finisce per accondiscendere.