Tennis – Cape Dory

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18 Gennaio 2011 Fat Possum myspace.com/tennisinc

Cape Dory

Questo debutto dei Tennis, per la cronaca marito e moglie, è un tuffo nei ricordi di quella musica da spiagga anni sessanta, animata dai padroni di casa, Beach Boys. Un disco che sembra suonare direttamente da un vinile, questo per rendere ancora di più l’idea (come se non si fosse capito abbastanza), della forte propensione a tutto ciò che potrebbe rimandare a fantastici falò, surf e onde perfette sulle quali danzare. In questo i coniugi sono stati davvero bravi, visto che l’album, per tutto quanto l’ascolto, offre la stessa ricetta vecchia almeno di quarant’anni. Il loro intento è stato quello di narrare una gitarella romantica a bordo della propria barca, manco a dirlo, Cape Dory, scrivendo una musica che riportasse in vita la colonna sonora dei ricordi più belli di un’ esistenza appena trascorsa. I dieci brani, di purissimo beach-pop, scorrono leggeri e senza sorpresa alcuna, un andamento regolare e profondamente derivativo ( è difficile non trovare assonanze con i più famosi gruppi “revival” del surf -rock, pop psichedelico e il meno famoso sunshine-pop ). La successione è scandita dalla gamma cromatica che questa musica offre: colori tenui ma caldi, da “tramonto”, quei colori che distendono così tanto da farti appisolare. Ecco, è proprio questo il punto: il rischio di cascare in un un registro fin troppo accomodante, dove le tracce lasciano una leggera scia, la stessa che può lasciare una barchetta in mezzo al mare. Una volontà discutibile questa dei Tennis, visto che per il loro debutto ci si è persi nell’analisi dei gruppi che li hanno ispirati, o per il periodo storico-musicale nel quale sarebbero figurati puntuali, piuttosto che argomentare un loro timbro o marchio di fabbrica. Si spera che dopo questa “gitarella” al largo, possano tornare coi piedi sulla terra ferma, ricercando, un po’ di più, le loro radici.