Timber Timbre – Creep On Creepin’ On

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Aprile 2011 Arts & Crafts timbertimbre.com

Bad Ritual

Due anni fa il trio canadese dei Timber Timbre esordiva con un’album omonimo, delineando una  soundtrack music fedele ai registri cinematografici a base di folk e di blues.

Oggi, con Creep On Creepin’ On,  si confermano “attori” di un palcoscenico dissonante dalle venature oscure e dai tratti somatici folcloristici. La loro attitudine migliore è veicolare l’aspetto più tenebroso e cupo delle loro sonorità attraverso una rivisitazione blueseggiante, che non disdegna aperture leggermente più pop. I dieci atti che ci consegnano fanno leva sul tenore vocale di Taylor Kirk, un vettore trascinante che si posa alla perfezione sul fondale mistico e tenebroso di Creep On Creepin’ On. I registri tesi di Obelisk regalano sensazioni spettrali degne di Alfred Hitchcock, un riverbero pressante di archi e tamburi che raschiano le nervature già inquiete dell’ascolto.  Stesso paesaggio per Swamp Magic, l’ennesimo confronto con una realtà in completo mood da soundtrack dell’orrore, regalando fotogrammi sudici d’atmosfere noir. La scissione che si avverte in Woman sottolinea la grande versalità dei Timber Timbre, capaci di alternare ritmiche decadenti molto psych a sprazi più vivi e ritmati stile Presley.

Lonesone Hunter ricorda valorosamente le modalità compositive del primo Nick Cave, un cadenzato basso e ombroso con licenza di avvolgere l’atteggiamento massimo del brano, un’ancora che trascina spietatamente verso abissi neri come la pece. Un carillon che, nella sua circolarità, presenta pochissimi spunti illuminati, un’accortezza che si delinea invece in Black Water, unico elemento dall’umore slanciato e leggero.  Questo lavoro sicuramente mette in mostra una ricca dose d’espressività musicale, un trip o catàbasi, chiamatelo come vi pare, dalla forte intensità emotiva ma, soprattutto, evocativa, un carosello mistico dalle aperture timidamente rischiarate, quel tanto che basta per non finire in un baratro senza fine. La fluidità è minata dagli interludes strumentali, veri e propri macigni sonici difficilmente assorbibili che spezzano l’ascolto, rendendolo frastagliato e altalenante.

I Timber Timbre senza alcun dubbio sanno fare il loro mestiere, lo sanno fare bene. Resta ancora da capire quale siano le loro vere intenzioni: cimentarsi in lussuriose colonne sonore o dedicarsi, in via del tutto definitiva, alle pubblicazioni di ottimi dischi da chart? Nell’attesa di una chirificazione o identificazione, non ci resta che “guardare” questo film intitolato Creep On Creepin’ On.