Peter Murphy – Ninth

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7 Giugno 2011 Nettwerk petermurphy.info

Memory Go

A distanza di sette anni da Unshattered, targato 2004, dopo l’esperienza Dali’s Car (è del 1984 l’album The Waking Hour), dopo sette album e il live Alive Just for Love, del 2001, l’ex voce dei Bauhaus, Peter Murphy, dà alle stampe il suo nuovo lavoro da solista, Ninth.

Prodotto da David Baron, il disco percorre le linee di un rock solo a tratti oscuro e che non disdegna la melodia e sofisticate nuance più marcatamente pop. L’anima “demoniaca” di Murphy traspare soprattutto attraverso l’uso della voce: ruvida, penetrante, a tratti echeggiante un Bowie più caliginoso o un Iggy Pop più ricercato, decisamente più matura, curata e meno lo-fi rispetto agli acerbi episodi Bahuaus e in grado di sfiorare “acuti baritonali” ben levigati.

L’oscurità ottenebrante del passato cede il passo a un leggero velo d’ombra celato nelle atmosfere intime e profonde del disco. Ninth è altresì un album carico di raffinatezza compositiva, nel quale le chitarre si fondono elegantemente agli archi restituendo undici tracce d’impatto, anche grazie all’ausilio di una valida band di supporto (Mark Gemini Thwaite e John Andrews alle chitarre, Jeff Schartoff al basso e Nick Lucero alla batteria), dove convivono: aggressività (Peace To Each), vawe malinconica (Never Fall Out), ritmiche incalzanti ed orecchiabili (Memory Go), lirismi melodici (The Prince & Old Lady Shad), tenebrosi tappeti percussivi e cupezza compositiva (Secret Silk Society), la dolcezza di un pianoforte e il romanticismo acustico (Créme De La créme).

Non sono i Bauhaus; non sono i Dali’s Car; non è nemmeno il Peter Murphy dei precedenti lavori. È semplicemente un artista completo, preparato, abile e capace di realizzare un album che ha del trasgressivo nell’osare una magica e tenue oscurità intimamente personale, accurata e dai contorni più colorati e vividi rispetto al passato.