Cosimo Alemà, regista romano classe ’70, fonda nel ’95 la casa di produzione The Mob a tutt’oggi leader nella produzione di contenuti audiovisivi legati alla musica. Realizza la regia di circa trecento videoclip (da Tiziano Ferro agli Afterhours, passando per Club Dogo, Subsonica, Ligabue, e molti altri). Nell’estate del 2009 dà il via alla sua avventura cinematografica, dando inizio alle riprese del suo primo film At the End of the Day, uscito da poco nelle sale italiane e distribuito in tutto il mondo. Il film ha il grande pregio di riportare in auge lo stile e le atmosfere del film di genere all’italiana dei vari Deodato, Bava, Fulci, senza per questo scadere nella filologia o nel citazionismo. Noi di Rocklab lo abbiamo visto e lo consigliamo senza riserve a tutti gli amanti dell’horror di qualità. Qui di seguito i suoi 10 cd….
Anika – Anika
questo il disco che sto ascoltando di più in assoluto in questa estate londinese. quel che si dice una “rota”. in realtà è uscito lo scorso anno, ma io l’ho scoperto solo di recente perché ho visto una sua performance al field day un mesetto fa a victoria park. lei è prodotta da geoff barrow dei portishead, una inglesina cantilenosa e svogliata. brani incredibili, sound scarno. tra joy division e danielle dax. fantastico.
Planning to Rock – W
consigliatomi recentemente dal mio amico simone. è un album intenso, oscuro, ossessivo. una versione leggermente più pop di band scandinave alla fever ray. elettronica e desolazione notturna. io avevo sentito soltanto alcuni suoi remix per altri grossi artisti. la copertina poi è fantastica.
Love Inks – Esp
un disco che avevo comprato su itunes tempo fa. non me lo era mai filato più di tanto. poi come sempre accade, una mattina mentre lavavo i piatti ho scoperto che si tratta di una piccola gemma. soli 29 minuti. un po XX a dire il vero. ma le linee di chitarra e il cantato dei tre texani riescono ad ammaliare e rendere speciale ogni brano. su tutti “blackeye”.
Washed Out – Within and Without
Uno dei dischi dell’anno e uno dei tormentoni più piacevoli dell’estate. disco davvero originale e godibilissimo quello di ernest greene che pubblica l’album con sub pop. il suo dream pop tastieroso e positivo è irresistibile. ho visto un loro gig a londra pochi giorni fa, è stato fantastico. ancor meglio che su disco: dance, pop, reminiscenze 80, pubblico in visibilio.
Dirty Beaches – Badlands
Questo è il nuovissimo progetto dell’orientale alex zhang hungtai… uscito per ora solo in vinile e digital download è un disco di poche tracce ma dalla personalità sfrenata. ballate lo-fi struggenti ed influenze 50s, psychobilly, blues sghembo. un suono che sembra provenire da un’altra stanza, tanto è filtrato, rumoroso, ipnotico. a me piace un botto. lo ascolto se devo scrivere cose.
Atoi – Waves of Past Relations
Degli atoi non so nulla a parte il fatto che sono danesi. sulla copertina del disco c’è un furetto impagliato. ma il disco prende proprio bene. cream pop, con pompetta electro. io lo ascolto tanto di notte in cuffia, per scrivere. un disco non protagonista ma piacevolissimo.
Austra – Feel it Back
Feel it back degli austra è sicuramente il disco dell’anno. se non altro perché anna, la mia fidanzata, lo ascolta ininterrottamente da mesi. se dio vuole è appena uscito sparkle, composto di numerosi eccellenti remix. il gruppo è davvero notevole, ed io grande fan in questo momento di questa “new wave” of dark-dance-pop-elettro scene.
La voce di katie stelmanis è davvero unica e potentissima, e “lose it” è uno dei brani migliori degli ultimi anni. altro che bat for lashes.
Minks – By the Edge
Un disco che adoro da mesi. ancora nel mio lettore cd costantemente. i newyorkesi minks recuperano il bagaglio new wave inglese anni 80 aggiungendo rumore, feedback. un suono sfuocato, indefinito che mi commuove dato che io provengo proprio da quel background. funeral song di gran lunga il miglior brano del disco.
Lotus Eaters – No Sense of Sin
Unico disco non recente. è un grande capolavoro questo dei lotus eaters, anno 1985.
pop wave di fattura sofisticatissima. songriting e arrangiamenti davvero originali e migliori del 70 percento di altri loro coetanei colleghi più fortunati. ritrovato e rispolverato soltanto un anno fa, ascolto il disco in continuazione con gioia ed emozione. “it hurts” una delle dieci canzoni preferite della mia vita.
Mara Carlyle – Floreat
Scoperta tutta londinese e in patria stimatissima cantautrice “classica” se vogliamo dire. grandi canzoni, arrangiamenti elegantissimi spesso coadiuvati da regali orchestrazioni. un disco davvero piacevole da sentire nelle prime ore del mattina girando per casa con una tazza di earl grey in mano. quello che sto facendo proprio in questi giorni. rough trade la spinge di brutto.