Settembre a Roma comincia bene. Unplugged in Monti è una rassegna musicale curata da Indieforbunnies.com nella caratteristica cornice del quartiere Monti a Roma. La formula è semplice: un buon aperitivo curato sia nelle bevande che nel cibo, un locale da 50 posti, ottima selezione musicale, un artista straniero presumibilmente in day-off, un concerto chitarra e voce intimo e sincero, il tutto da ripetersi una o due volte al mese. Le premesse ci sono tutte. Noi di Rocklab siamo stati alla serata inaugurale e ci siamo trovati molto bene. Eccovi il resoconto.
Attitudine e Visual: quest’oggi il programma prevede un set acustico di Woodpigeon, band canadese dai forti rimandi Sparklehorse che viene frequentemente ravvicinata al folk contemporaneo di Sufjian Stevens o alle atmosfere di Grizzly Bear. Ovviamente, nello spirito della serata, sul palco troviamo solamente il corpulento e simpatico Mark Hamilton, voce e chitarra di Woodpigeon, accompagnato di tanto in tanto dall’ asiatica violinista della band (anche corista all’occorrenza) Foon Yap.
Il set scarno, da pub berlinese, uno specchio, la carta da parati, i cuscini a terra, le luci soffuse, diventa perfetta cornice per i toni emozionali, delicati e intensi della proposta di Woodpigeon. L’atmosfera è quella di una riunione carbonara per pochi intimi. La minima distanza tra performer e pubblico riscalda la saletta, rende il tutto evento unico e irripetibile. Veder armeggiare Mark con la sua loopstation a caccia di controcori e di sorvapposizioni da costruire lì sul momento, vederne le smorfie, i sorrisi appena accennati, capirne le preoccupazioni è esperienza che spesso manca nei club, e vale molto di più di mille luci e mille effetti visivi. La musica apprezzata nella sua essenza. Questo l’obiettivo, questo il risultato ottenuto. Complimenti.
Audio: la serata prevede un concerto acustico amplificato. Due diffusori irradiano la musica nella piccola sala, senza aggredire, con la giusta dose di volume e di legno. Acustica piacevolissima, non penso che fosse lecito pretendere di più. Ma quando sui bis Mark stacca la spina dicendo “è unplugged in Monti sì o no?”, fa un passo avanti tra i presenti che si aprono, e chitarra imbracciata dal centro della sala intona senza microfono una leggerissima ballata, tutto diventa ancora più bello e irripetibile. 10 e lode.
Setlist: piuttosto sostanziosa la sequenza delle canzoni. Da brani come Knock Knock, dotati di quella malinconia lieve e appena abbozzata di certi The National, a brani che compariranno sul prossimo disco, come As Read In The Pine Bluff Commercial, che Mark rivela essere una sorta di A Day In The Life di Woodpigeon, scritta cioé prendendo ispirazione dalla prima pagina di un giornale locale americano, appunto il Pine Bluff Commercial: qui il sapore si fa a tratti molto vicino alle cose più intime e belle di Adam Duritz e dei suoi Counting Crows. Seguono il folk malinconico e intenso di Enchantée Janvier, perché Settembre è un po’ come Gennaio, mese di punti e accapo, alla propria versione del tradizionale americano Don’t Fence Me In, fino alla quotidiana love-song Redbeard, che tanto ricorda i quadretti musicali di Belle & Sebastian. Il tutto intervallato da piacevolissime battute, scambi di parole col pubblico e risate. Si arriva così piacevolmente alla cover degli Abba Lay All Your Love On Me (Mark chiede di cantarla e gli viene risposto un nostrano ma sincero “you are asking too much”), e poi due encore, di cui una intonata totalmente a spine staccate.
Momento migliore: avere un artista di talento e intenso, che suona per te mentre sei comodamente seduto in una stanzetta di legno, arredata con semplicità e calore, sorseggiando un’ottima birra artigianale è di per sé un momento migliore.
Locura: la luce che salta lasciando tutti al buio per qualche secondo, un loop sbagliato che parte dalla loopstation a canzone terminata, il tutto assume un’atmosfera di fragilità, ma anche voglia di fare e di continuare a esserci, di intensità e amichevole autoironia che è aria fresca e linfa vitale per la nostra città.
Conclusione: bravi i ragazzi di Indieforbunnies ad organizzare tutto questo, una cosa di cui una capitale ha certamente bisogno. Cercate di esserci alla prossima (prenotando, che i posti sono limitatissimi), ne vale certamente la pena.