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20 settembre 2011 | Columbia | kasabian.co.uk |
Siccome ho amato la completezza del precedente “West Ryder Pauper Lunatic Asylum”, all’ uscita dell’assaggino “Switchblade Smiles” ho pensato – come molti di voi credo – ad una definitiva svolta più marcatamente Elettro-Rock, le cui possibili avvisaglie affiorarono già in passato con pezzi del calibro di “Vlad The Impaler”. Niente di tutto questo, e prima delle goliardie.
Immagino i Kasabian a casa di Iggy Pop, prender nota sul concetto di “Spingersi oltre il ridicolo” poco prima di rilasciare interviste nelle quali asseriscono che: “I Velociraptor cacciano in branchi da quattro e quindi rappresentano la rock’n’roll band dei dinosauri”. Fu così che il tasso di goliardia aumentò esponenzialmente, e non scese più. In verità, non c’è nulla di male ad avere dei poster in camera di ‘Zep e ‘Stones, per carità, ma se sei solito ascoltare “Immigrant Song” subito dopo la gara di White Russian a Brixton, risulterà poi normale uscirsene con roba tipo “Days Are Forgotten”. Gran bel pezzo dalle ritmiche adiacenti a quel “Club Foot” che li fece conoscere al mondo, ma reo di fregiarsi della burla Zeppeliniana. Che poi alla fine è l’unica cosa che conta veramente.
Meno Morriconiano, questo Velociraptor, e con più tentativi di inserire buffonate ogni volta che il pezzo sembra aver preso la piega giusta, come quando la title-track si trasforma da “Velociraptor” in “Veloci-Rap-Toh!” o come quando dopo la sognante “Acid Turkish Bath” tanto psichedelica quanto sciamanica, esordisce una base krauta da autobhan ad introdurre il testo più bizzarro che i nostri abbian mai scritto, da cui estrapolo in esclusiva per voi:
“I hear voices, echo in my brain
They don’t like it cause I’m not dressed the same
They hunt for rabbits just like Yosemite Sam”
Ci siamo capiti.
Degno di nota il coraggio e la cialtroneria adottata in certi frangenti. Positivo il non prendersi affatto sul serio. Ne esce qualcosa di buffo e godibile al tempo stesso, che si appoggia solo in parte al solidissimo predecessore, conservandone il piglio ed implementandolo con la spacconeria di una band che ormai è del tutto priva di freni inibitori.