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18 Ottobre 2011 | Naive.fr | ilovem83.com |
Midnight City
Per me M83 è sempre stato sinonimo di merce del passato rieditata a puntino con un bello stufato di elettronica e venduta a sovrapprezzo.
L’iniziale duo, adesso one man band, ha tirato fuori dei dischi che hanno fatto impazzire un sacco di gente, diventando un nome di semi-culto, in una scena, quella francese, in cui l’elettronica sperimentale e contaminata è un campo di battaglia sul quale è difficile sopravvivere (per la presenza di innumerevoli giganti del genere).
Adesso il signor Gonzalez si presenta con un album doppio, al limite della pretenziosità e megalomania, pieno zeppo di intermezzi e come al solito voci di bambini su suite sgangheratamente avanguardiste.
Il concept è semplice: seguitemi nel mio immenso regno di sogni e fantasia.
E forse questa volta il caro Anthony ci è riuscito a farsi seguire.
Dosando attentamente la durata dei brani, l’intero lavoro scorre come se fosse un unico blocco sonoro. Nella minestra, che risulta comunque un artefatto composito, spicca la considerevole quantità di pezzi catchy e potentemente da pista da ballo. Scosse adrenaliniche direttamente dagli anni 80, questa volta investite da un alone sciamanico, incastonate in quello che è il murales dell’opera.
Senza alcuna ombra di dubbio questa volta è riuscito a far impazzire la critica quanto gli ascoltatori detrattori, forse grazie al fatto di essersi sbilanciato per bene aggrappandosi alle fonti di ispirazione del passato migliori che aveva.