Paul McCartney – Kisses On The Bottom

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La risposta è sì. La domanda, ovviamente, la più scontata: “potevamo fare a meno di questo nuovo, ennesimo, album di McCartney?”. La questione è che non poteva farne a meno lui, Paul. E questa è forse l’unica notizia positiva del progetto “Kisses on The Bottom”. Sì, perché alla soglia dei settanta Sir Paul non riesce ancora a farsi da parte, crogiolandosi magari nel successo dell’ultimo, riuscitissimo, tour.

Chi conosce bene la parabola compositiva dei Fab Four e le loro conseguenti carriere soliste sa che McCartney è stato il vero sperimentatore del gruppo. Si è cimentato con le avanguardie contemporanee (“Carnival Of Light”), ha musicato balletti (“Ocean Kingdom”), cartoni animati (“Rupert And The Frog Song”), ha giocato con l’elettronica (“McCartney 2”) e con la classica (citiamo “Liverpool Oratorio” e “Ecce Cor Meum”).

Era inevitabile quindi aspettarsi il ripescaggio dei classici della sua infanzia, quei brani che il padre Jim era solito improvvisare al piano con la famiglia riunita, ed è proprio questa l’idea alla base di “Kisses On The Bottom”: una raccolta di classici anni ’30 arrangiata con un gruppo di amici tra cui spiccano Eric Clapton e Stevie Wonder.

Ma se in passato l’omaggio è stato indiretto e il risultato è diventato un classico contemporaneo, citiamo “When I’m Sixty Four”, in questo nuovo album il tributo si fa pedissequo e il risultato non riesce ad andare oltre il, seppur sentito, esercizio di stile.

E non aiuta la presenza dei superospiti: stavolta la chitarra di Clapton non “piange dolcemente”, mentre tra McCartney e Wonder non scatta quella “secret armony” che ha reso “Ebony and Ivory” un classico.

Insomma Paul ha ripescato gli standard e l’ha fatto con amore e dovizia, nulla più, e l’ascolto ne risente: prendete “Honey Pie” e toglietele il brio, o immaginate “Michelle” senza l’ingenuità e l’urgenza dei vent’anni.

E allora se avete proprio bisogno di ascoltare la voce di Paul alle prese con nuove composizioni vi consigliamo di ripescare “Electric Arguments”, la terza fatica dei Fireman, duo composto da McCartney e Martin Glover (in arte “Yuoth”) già bassista dei Killing Joke. È un disco divertente e contiene quello che McCartney sa fare meglio. Canzoni.