Ufomammut – Oro – Opus Primum

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La nuova, mastodontica, opera degli Ufomammut si pone già come un progetto ambizioso e complesso. Diviso in due parti. “Oro” si propone come un viaggio alchemico nell’accezione più astratta e inquieta.
Per gli alchimisti l’oro non era sinonimo di opulenza o di ricchezza. Era piuttosto il prodotto finale da raggiungere in un percorso chimico ed esoterico difficile, che richiedeva studio, sacrificio e una spiritualità aperta alle forze paniche della natura.
Un percorso spirituale massimo, che raggiunge il suo culmine nella creazione pura. La creazione di una forma “nuova” da materiale povero, grezzo e privo di sacralità.
Esprimere una tale complessità spirituale richiede uno sforzo notevole, e gli Ufomammut scelgono di arricchire il proprio suono con sfumature nuove, sprofondando a livelli sotterranei privi di luce, dimora di sole ombre fuggevoli.
La opener “Empireum” segna la trasmigrazione. Un piano spazio-temporale privo di orientamento e di elementi di riferimento, in cui l’incedere della batteria e l’alzarsi di onde sulfuree di feedback ricamano un lentissimo ipnotico rituale. Un incantesimo malato che viene violentato dalla seguente “Aureum”, forse troppo sopra le righe rispetto alla precedente: una lunga rincorsa furiosa e nichilista che incendia l’aria e la tramuta in uno zolfo pesantissimo. Il viaggio ha uno stop nella sua visione eterea. Siamo in mezzo a terra bruciata. Molto più arabesca è “Infearnatural”, in cui al drumming possente ed al basso psicopatico si affianca una realtà mistica acuta ed ectoplasmica: parole recitate e chitarre stridenti rappresentano  luci distorte e incensi… un’altra porta è stata attraversata.

Quello che seguirà sarà il binomio “Magickon-Mindomine”. Gemelli eterozigoti e legati da una saturazione stoner-doom assoluta. Qui siamo al centro di una messa nera. Di un altare imbevuto di liquami magici e cosparso di resti animali e simboli. In ordine sparso compaiono vetri colorati e aperture melodiche. Riferimenti ai ‘60s più ebefrenici e ricchi di LSD seguono un leggero filo di cristalli che ci porta a una conclusione apparente. Il caos è  conclusione provvisoria. I suoi fumi mistici si desteranno solo per poco.

Questa è solo la prima parte dell’opera. Il senso finale verrà con il suo complementare.
Le premesse sono alte e significative. Gli Ufomammut stanno forse realizzando una sintesi perfetta della loro estetica e della loro idea musicale/spirituale. Speriamo ardentemente che il seguito sia degno di questa “Opus Primum”.