Perfume Genius – Put your back N 2 it

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Una poesia molto breve, se produce talora un effetto vivido e brillante, non dà mai un’impressione profonda e duratura. Ciò che occorre è una continua pressione dello stampo sulla cera. Altrimenti essa viene soffiata in alto solo per perdersi nel vento. (Il principio poetico; E.A. Poe)

Mike Hadreas, ovvero Perfume Genius, ogni qualvolta tocchi con le sue dita smaltate di rosso il delicato avorio del pianoforte, ha la capacità di  riuscire a rompere qualsiasi barriera ascoltatore-musicista, penetrando nell’animo di chi rispettosamente lo ammira. Lo fa a volte buttandoti lì dei gioielli di semplicità imbarazzante, catturandoti col suo pop dolce, oppure entrandoti dentro mascherato da Wolverine e abbracciando il pornodivo omosessuale Árpád Miklós, cosa che ha suscitato non poche reazioni, soprattutto nella diffusione del video del singolo, Hood.

Lo avevamo lasciato due anni fa con il suo esordio Learning, il quale riscosse parecchie critiche positive. Ora, dando più spazio ad uno stile maggiormente ricercato, con Put Your Back N 2 It, sta mietendo sempre più consensi, meritatamente.

Perfume Genius si evolve. E lo fa nel pieno rispetto del cantautorato pop, ricordando alle volte Sufjan Stevens, nell’intimismo di Seven Swans, come in Dark Parts, o ancora Anthony and The Johnson come in Take Me Home. Il tutto con una cifra stilistica personalissima e di gran livello.

Contornato da tastiere ambient appena percettibili, chitare acustiche, e batterie elettroniche che possono ricordare i Portishead, tutto il disco è un piacevolissimo susseguirsi di fragili emozioni sigillate da parole appena sussurrate. C’è solo un aspetto di Perfume Genius che non amo particolarmente. Tutti i suoi pezzi durano più o meno 2 minuti. Non stiamo parlando di Ramones, parliamo di lente ballate al pianoforte: per una proposta del genere due minuti non soddisfano, ma lasciano inevitabilmente un po’ di amaro in bocca. Lo stesso discorso che fece un certo Poe al riguardo della poesia. Ciò che occorre è una continua pressione dello stampo sulla cera. In Hood un ascolto soltanto non basta per carpire appieno le emozioni. Le lascia volare con troppa leggerezza.

Parliamo di altissimi livelli, e se Perfume Genius avesse curato maggiormente questo aspetto probabilmente avremmo avuto davanti un vero e proprio capolavoro… così ci lascia con un vago senso di insoddisfazione e incompletezza.