Brothertiger – Golden Years

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Voce dilatata, sintetizzatori avvolgenti, ritmi dance al rallentatore  e un vago senso di nostalgia. Ebbene sì, ancora un disco chillwave: l’onda fredda si ingrossa, attirando inesorabilmente tra le sue fila solitari hipster che (forse per spirito di emulazione?) cominciano ad usare i propri Mac non solo per abbellire le proprie fotografie, ma anche per comporre della musica, alle volte di discreta qualità. Questo è il caso di John Jago aka Brothertiger, giovane studente dell’università dell’Ohio: dopo il solito paio di EP di routine, diffusi come da rituale nei circuiti dei vari social network, è arrivato anche per lui il momento dell’album completo.

Un album compatto: 10 brani essenziali per 36 minuti, che sono proprio il manifesto di questa scena musicale, ideali per incalliti sognatori a occhi aperti, per quelli che “io ballo da sola”, in un’ideale discoteca al centro della propria cameretta. I momenti per ondeggiare leggiadri non mancano, dal singolo I’ve been waiting, che si muove sulla scia di synth incalzanti quanto basta, a Reach it all, fino a Lovers, in cui un sound disco-psichedelico la fa da padrone. E poi c’è Out of line, in cui il nostro si espone molto di più sul versante dancefloor, infilando una bassline synthetica con molto groove su un sottofondo di tastiere prese direttamente dalla Disco anni 70. Alternati a questi momenti ve ne sono altri appena più introspettivi, che mantengono però un’orecchiabilità che basta per non annoiarsi: è il caso di Wind at my back e Golden years; Il lavoro include anche un’intro (The young ones) e un intermezzo (Suddenly, voices), che sono strumentali ben congegnati. Il tutto è infiocchettato da un altro paio di pezzi in cui l’animo sognatore del buon John Jago prende palesemente il sopravvento cesellando due gioiellini, Too convinced to care e Turquoise (skyline), dove è la mente a ondeggiare soave, piuttosto che il corpo.

A questo punto avete due scelte: o decidere che la chillwave è troppo sulla bocca di tutti per i vostri gusti, ragion per cui dovreste star lontani da questo disco; oppure sentirvene appagati e sguazzarci dentro, e in questo caso Golden Years, seppur a tratti didascalico, non potrà almeno per un po’ non allietare le vostre orecchie.