INDIEtiAMO – Sassocorvaro (PU) – 15 e 16 Giugno 2012

GIORNO 1

Non partivo con grosse aspettative per questo festival, ma appena arrivato a Sassocorvaro mi sono dovuto ricredere. Paese meraviglioso affacciato su una vallata intorno ad un lago, baciato dal primo sole estivo e in vero fermento, con tre palchi piazzati sulle tre piazze del paese e tutti ragazzi del posto che correvano qua e là per gli ultimi preparativi di un festival sostenuto e partecipato da una cittadinanza intera.. e già questo mi è sembrato molto “filosoficamente indie”.
Saggiata subito la deliziosa ed entusiasta organizzazione, ho cercato di ambientarmi un po’, passeggiando tra stand d’artigianato, casette e galline, e studiando un programma denso che avrebbe previsto concerti di gruppi emergenti sui due palchi minori fin dal pomeriggio, per arrivare alla sera sul palco principale con L’Orso e Maria Antonietta

Attitudine e Visual: i ragazzi de L’Orso salgono sul palco in sordina, con il loro look semplice, un po’ da hipster un po’ da studenti universitari al primo anno, ma subito cercano di rompere il ghiaccio. Qualche chiacchierata col pubblico, qualche discorso con più o meno senso che ben si alternano alle canzoni, e il gioco è fatto per l’oretta di esibizione. Maria Antonietta dimostra un’impostazione più punk, con più spazio al suono forte e all’interpretazione che allo scambio con la platea. Dietro alla grazia estetica della giovane cantautrice si cela un carisma già importante, la capacità di trasmettere emozioni sia nei momenti più intimi che in quelli più rabbiosi e sofferti.

Audio: Quanto basta per una piccola piazza, ma tutto sommato ben gestito a dispetto dei tanti rimbalzi sonori (da case, chiesa e castello subito intorno al palco) che durante il soundcheck avevano dato fastidio

Setlist: Per i primi un buon mix tra i brani che la band milanese ha pubblicato nei suoi 3 EP (La domenica, La provincia, L’adolescente), con qualche fan al seguito già in grado di cantare a squarciagola e il resto dei presenti “profani” attenti e soddisfatti, segno di una buona scelta di scaletta (posso scegliere? Ottobre come settembre.. ). Per Maria Antonietta tutti i brani del disco omonimo che la sta lanciando più la cover di Dea degli Afterhours, il tutto quasi senza sbavature e davvero con una potenza espressiva da non sottovalutare: difficile dare lo scettro ad un brano solamente, vi cito Santa Caterina e Saliva, ma approfondite con calma ragazzi.

Pubblico: Un misto tra paesani a spasso con i passeggini, curiosi per l’insolita vitalità del centro, e giovani occhialuti accorsi a godersi una sana ventata di indie italiano. Un bel via-vai ma chiacchiericcio nella norma. L’Orso ha saputo catturare l’attenzione, Maria Antonietta ha coinvolto grazie anche a qualche ragazzo in più già preparato sui suoi brani. In generale però, proprio un bel pubblico.

Momento migliore: Forse il finale di Maria Antonietta, con il brano Stasera ho da fare, una donna rock che si spoglia di chitarra e suoni intorno, per immergersi ad occhi chiusi in 40 secondi di emozione, solo voce e cembalo.

Conclusioni: L’impressione è stata quella di vivere davvero il meglio dell’indie italiano, nel modo migliore e nel contesto migliore: tutto senza pretese, in amicizia e con la giusta attenzione alla musica. Gli artisti hanno dato buonissime prove delle loro potenzialità, i ragazzi organizzatori della loro passione: nella notte di Sassocorvaro non restava che lasciarsi con un arrivederci a domani.

GIORNO 2

Arrivo solo in prima serata, per il secondo giorno, giusto in tempo per non perdere nulla del palco principale. Sassocorvaro ancora pieno di vita, con musicisti in ogni angolo del paese ed un bel movimento di giovani e appassionati. Stesso caldo del giorno prima, stessi amici, stessa piada e salsicce, pronti a ben 3 concerti, con protagonisti Nicolò Carnesi, Ettore Giuradei e Management del dolore post operatorio.

Attitudine e Visual: molta carne al fuoco, dalla cesta di capelli di un quasi timido Nicolò Carnesi ai sorrisi e i balli “vinosi” di Ettore Giuradei, fino all’esuberanza di Luca Romagnoli de Il Management del dolore post operatorio. Una bella alternanza di atmosfere e colori ( luci più statiche della prima serata, e dannatamente rosse o blu per la maggior parte del tempo), ma anche di atteggiamenti nei confronti del pubblico, forse mai davvero completamente rapito ma spesso incuriosito e divertito dalla forza espressiva dei frontman (Giuradei e Romagnoli più di Carnesi: i primi più teatrali ed eccentrici, il secondo più intimista, anche se capace di giocare sullo scampio di battute ironiche con il  pubblico). Nulla di noioso, nemmeno alla vista.

Audio: buono come nella prima sera, senza strafare. Da segnalare un bel lavoro nei cambi palco, veloci e senza la necessità di troppi aggiustamenti, anche nel caso del Management, arrivati in tarda serata e saliti sul palco “pronti-via” senza sound check: sono  bastati pochi aggiustamenti in corso d’opera, ma la platea in definitiva non se n’è molto preoccupata.

Setlist: molto intensa la performance di Carnesi, un’ora scarsa per presentare il suo Gli eroi non escono il sabato con la giusta alternanza tra brani più sommessi e pezzi in crescendo (Penelope spara dal vivo ha dato il meglio si sé), passando per l’ottima cover di Lucio Dalla Disperato erotico stomp, per quanto mi sembri leggermente retorico questo recente diffuso citazionismo di Dalla, ma c’è sicuramente di peggio! Giuradei porta sul palco il suo set “versione festival”, con qualche brano in meno rispetto al suo spettacolo standard: più spazio ai brani seriosi ed intensi, con alcuni scatti di ritmo ed ironia che comuqnue ritornano e mostrano tutta la classe dell’artista e dei suoi musicisti, forse i migliori del festival: Strega e Sbatton le finestre forse in vantaggio sul resto, ma solo perchè è mancata Culo sulla lavatrice. A chiudere il Management, a tarda notte, con un gruppo di fedelissimi rimasti ad aspettare ed un’ora di esplosività, tra qualche discorso filosofico d’intermezzo e ed un bel ritmo contagioso e trascinante tratto dal lavoro del gruppo Auff!! . Nei Palazzi e Auff penso abbiano risvegliato le vecchiette del paese già al terzo sonno.

Pubblico: In partenza lo stesso misto della prima sera, poi gli orari diluiti hanno fatto selezione fino ad avere sotto palco solo i veri appassionati, e tutto il gruppo organizzativo, rilassato per l’ormai imminente fine del festival e giustamente voglioso di godersi le ultime ore dell’avventura.

Momento migliore: il finale, con tutte le magliette gialle dell’organizzazione INDIEtiAMO sotto palco a saltare e cantare, lanciare carrelli della spesa, volantini in aria, e sul palco il Management a spingere sull’acceleratore fino a spremere le utlime forze reridue di tutti i presenti.

Conclusioni: al giorno d’oggi, come inevitabilmente in queste righe, il termine “indie” viene abusato, maltrattato, interpretato in mille maniere spesso sbagliate. Rimane comunque il miglior riassunto di un modo di fare e vivere la musica che ho vissuto in ogni momento di INDIEtiAMO, e che sembra sia più che vivo anche in Italia: finchè ci saranno artisti e festival così freschi e sinceri staremo in pace con la musica, e chi se ne frega della parola “indie”.