Attitudine e Visual: I sussurri elettronici e il magnetismo del trip hop bristoliano dei Portishead, band nata nel 1991 con all’attivo tre album in studio (Dummy del 1994, Portishead del 1997 e Third del 2008), avvolgono la notte romana di stelle sonore caduche e lucenti. Il live percorre lo “spazio siderale” della continua ricerca di suoni, di stili e di emozioni forti, lambendo una sorta di volta celeste immaginaria con precisione tecnica, compostezza strumentale e una naturalezza interpretativa abbagliante. È il fascino puro e incontaminato di una voce cristallina, quella di Beth Gibbons, che danza candida in un alternarsi impeccabile di differenti registri vocali, a trainare le suggestioni più intense. Sono le luci soffuse e le immagini proiettate sul maxi schermo, surreali e reali al contempo, tangibili e a tratti distorte e sfuocate, a condurre il pubblico in un vortice di sensazioni eteree. È la miscela di bit e variazioni chitarristiche sotterranee a restituire loop di pensieri, mentre poderosi edifici di sonorità gravi ondeggiano dalla testa alla gola sino a raggiungere il cuore.
Audio: Sorprendentemente perfetto. La voce della Gibbons appare limpida e senza sbavature di sorta e tutto l’arcobaleno sonoro è interamente calibrato, con grande attenzione e cura dei particolari e del potente muro costruito dai suoni di bassa frequenza acustica.
Setlist: I Portishead offrono ai presenti le suggestioni di una setlist che abbraccia buona parte della loro discografia. L’apertura è affidata all’intro portoghese di Silence, contenuta nell’ultimo Third, per poi procedere con Hunter, Nylon Smile e il fascino sghembo di Mysterons. Si continua a fluttuare nel turbine impeccabile di note con: The Rip, Sour Times, Magic Doors, l’oscurità profonda di Wandering Star, la potenza industriale di Machine Gun, i misteri celati di Over, la magia magnetica di Glory Box, Chase the tear, Cowboys, Threads. Il bis è infine affidato a Roads e We Carry On.
Momento migliore: Sullo schermo appaiono le immagini davvero toccanti di Beth Gibbons che si avvicina al pubblico presente in prima fila per ricevere calorosi abbracci.
Pubblico: Numeroso, attento ed eterogeneo. Racchiuso nel guscio silenzioso della sera, il pubblico viene totalmente travolto dal flusso emozionale offerto dalla performance dei Portishead.
Locura: Il “Te vojo Sposà” rivolto a Beth Gibbons e urlato da un ragazzo del pubblico.
Conclusioni: I Portishead regalano emozioni, percezioni e visioni racchiuse nello scrigno magico di un concerto che segue la via del cuore, rivelando sorrisi che scaldano gli animi e lacrime che arginano il respiro. Un live che cinge e accoglie i sogni inespressi di tutti presenti in un alito di vento sibillino, in un canto sussurrato alla luna nel cielo costellato da suoni sempiterni.