Clock Opera – Ways To Forget

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Essere salutati come la nuova importante band pop inglese può essere universalmente riconosciuto come un complimento. Sentirsi etichettati come “i nuovi Coldplay” per i più continuerà ad essere un complimento, ai meno suonerà come una condanna. C’era davvero bisogno di sovraccaricare questo disco d’esordio dei Clock Opera di tanta responsabilità? Secondo la critica d’oltremanica, evidentemente sì, tant’è che un’inaspettata recensione negativa sull’NME ha generato una valanga di insulti verso una povera recensitrice colpevole soltanto di aver sconsigliato un disco.

In effetti, “Ways to forget” non è propriamente un disco da sconsigliare: anche solo per curiosità, la musica di Guy Connelly (già noto per altri progetti e vari remix) merita attenzione. Il quartetto di Londra ha come obiettivo far trasudare umanità dalle macchine, per questo Connelly ha coniato il termine chop pop per definire quello che fa: sofisticate (e a tratti maniacali) tecniche di sampling unite a melodie accattivanti.
Ma per quanto la logica compositiva possa essere impressionante, alla fine della fiera non c’è niente di sconvolgente: a metà tra i succitati Coldplay e il nu-rave più pettinato, ogni pezzo fa intuire la volontà di essere nuovo, ma contemporaneamente afferma il contrario. Stranamente, “Ways to Forget” sembra un disco di remix, in certi momenti anche esagerati. L’umanità e le emozioni promesse dal gruppo sono solo l’ombra decostruita e ricostruita in base a modelli triti e ritriti delle umane emozioni. Sapere che in White Noise c’è anche il suono campionato di una lavatrice non riesce a farmi pensare che sia un pezzo strepitoso.

Comunque bisogna ammettere che l’idea narrativa di fondo rimane interessante, si attendono sviluppi futuri più “a fuoco”. Nel frattempo, se non altro i Clock Opera ci hanno provato.