The National @ Auditorium Parco della Musica [Roma, 23/07/2014]
I National sono tornati a Roma con la stanchezza di un tour interminabile, ma l’entusiasmo di sempre: cronache dal live di una “bestia rara” della musica odierna.
I National sono tornati a Roma con la stanchezza di un tour interminabile, ma l’entusiasmo di sempre: cronache dal live di una “bestia rara” della musica odierna.
La sensazione destabilizzante di trovarsi d’accordo con un articolo de Il Giornale in cui Lana viene definita “gattamorta nichilista” fa venir voglia di approfondire la questione, di mettere per un attimo da parte il discorso “si va be’ ma questa è finta, c’ha il padre ammanicato etc” e guardare il fenomeno del Rey senza disgusti preconcetti.
Rimane il fascino di alcune trovate come il mixaggio londinese di James Aparicio (Liars, Spiritualized) e la predilezione del formato vinile personalizzato+digitale, e ovviamente la potenza dei brani migliori: il singolo ‘Please Be Patient With Your Dad’, con il suo riff martellante e la batteria in continua evoluzione, e ‘Ice Man’, dove il basso rutilante la fa da padrone. “The loudest band in Milan”, come qualcuno li ha definiti, è sulla buona strada, ma forse dovrebbe provare a dimenticarsene.
“Ultimamente tendiamo a iniziare seri e austeri, con i pezzi più impegnativi e cantautorosi, per poi sfoderare una vena besuga via via più incontenibile, con le canzoni più tirate. Oppure entriamo in lunghe improvvisazioni orsotroniche, sino ad arrivare a situazioni che hanno più a che fare con la “performance” che con la musica suonata, al confine tra demenza e surrealismo”
Colto ed introverso, l’esordio dei Fear of Men rimarrebbe fastidiosamente simile a un mash-up tra The Smiths e Cranberries. Se non fosse per il modo in cui è stato prodotto.
Risorge la rubrica che spulcia in lungo e in largo il sottobosco della musica italiana, perché l’idea che si continui a definirlo ‘sottobosco’ non piace ai nostri fegati. Si ricomincia tra riflussi emo, nostalgie e psicopatologie: Low Standards High Fives, The Clever Square, Shiva Bakta, Deian e Lorsoglabro.
Ogni disco di Vasco Brondi divide pubblico e critica, e questo nuovo capitolo “Costellazioni” non fa differenza. Accuso e Difesa si scontrano in questo nuovo Processo al Disco, la palla a voi per decidere chi vincerà. Stanco ripetersi della stessa “solfa” oppure ennesima grande prova di un poeta del nuovo millennio?
2 giorni fa ci è toccato ascoltare un brutto disco inspiegabile: l’Angelo Mai, che spesso ci ha ospitato e offerto buona musica, è stato posto sotto sequestro. Stroncatura inevitabile per chi l’ha deciso e permesso.
Mettetevi comodi e scoprite i retroscena del IV disco dei Blood Red Shoes, insieme ad alcune chicche di alternatività DIY.
Terzo disco tutto da spulciare per la cantautrice gallese più Nico della stessa Nico: tra tazze e memorie, è dolce naufragar nel suo mare vintage.
Tappa romana del tour ‘Movement-Power, Corruption and Lies’ dell’ex bassista di Joy Division e New Order. Nonostante entusiasmi moribondi e tastieristi cagionevoli, Hooky ce l’ha messa tutta; ma, oggettivamente, se non si parte con una predisposizione benevola verso l’intera faccenda, è difficile farsela piacere.
I Toy si sono chiusi in una stanza fumosa e piena di laser per scrivere questo disco. A qualcuno basterà ascoltarlo in una fredda stanza di periferia per apprezzarlo?
Per tutti (troppi) quelli che non c’erano, ma anche per chi vuole rivivere la raffinatezza coatta dei Breton a Roma, ecco la cronaca di una serata tra multimedialità ipermoderna e fonici con il morbillo.
In una serata umidiccia e infestata da sponsor improbabili, Cold Cave ha fatto tappa nei meandri della Prenestina per evangelizzare l’ampia platea di estimatori con il suo nichilismo un po’ synth-pop, un po’ ebm.
M.I.A. ci ha sempre vagamente viziati con i suoi floorfiller incazzosi e indiscutibilmente credibili che l’hanno resa l’anti-Madonna per eccellenza. E stavolta non è da meno.