Xiu Xiu @ Lanificio159 [Roma, 25/10/2012]

Attitudine e Visual: Sono le destrutturazioni sonore, le variazioni musicali distorte e cacofoniche, le composizioni  dissonanti e profonde macchiate di un’elettronica schizofrenica a prendere vita sul palco del Lanificio 159, trasportando con sé lo spirito inquieto e paranoico proiettato dalla musica degli Xiu Xiu. Uno scanno inanimato che prende vita attraverso la figura, la personalità e l’anima di Jamie Stewart, avvolto nella penombra e nel silenzio della scena. Una congerie di strumenti che assumono fattezze “altre”, tra chitarre, tastierine “magiche”, theremin, synth, autoharp, fionde lanciate “contro tamburi voltanti”, “pugni” come esplosioni di echi distorti, sonorità avvolte nella disorganica confusione ritmica quantomai equilibrata ed affascinante e con l’inconfondibile voce di Stewart capace di cesellare caleidoscopi sonori intensi ed immaginifici, immagini silenti che deflagrano nel suono e nella magia del live. Ad accompagnarlo sul palco la percussionista newyorkese Shayna Dunkelman alle prese con uno xilofono e strumenti di vario genere e misura, in un tripudio di “scacciapensieri” percussivi dal forte impatto emotivo.

Audio: Dopo un inizio nel quale Jamie Stewart ha alcuni problemi di accordatura degli strumenti, il resto del live procede in maniera ineccepibile con un audio ben ponderato e capace di accogliere e restituire tutte le poliedriche sfumature del combo sonoro degli Xiu Xiu.

Setlist: La setlist abbraccia buona parte della discografia degli Xiu Xiu e alcuni attimi sembrano quasi assumere i connotati di “nenie” sonore nettamente più oscure e profonde rispetto alle versioni degli album in studio. Si parte con la cupezza ritmica di  Dangerous  You Shouldn’t Be Here (da La Forêt – 2005), con l’intensa cover degli Smiths  I Won’t Share You, con  Falkland Rd. (da Dear God, I Hate Myself – 2010) e Rose of Sharon (La Forêt). Vengono poi modellate le note di  Wig Master (The Air Force – 2006 e recentemente ristampato  dalla Polyvynil), la carica di Hi, tratta dall’ultimo lavoro Always, la malinconia di  Helsabot (Fag Patrol – 2003), Bazz Saw (The Air Force) e le derive sonore di  Hives Hives (dal primo  Knife Play – 2002). Il live si conclude, senza bis, con Fast Car, cover di Tracy Chapman contenuta in A Promise del 2003,  I Luv Abortion (Always -2012) e  Black Keyboard. 

Momento Migliore: Gli istanti in cui Jamie Stewart sfrutta appieno la sua potenza vocale, quasi trasfigurando sul suo volto le variazioni tonali ed emozionali dei brani.

Pubblico: Numeroso, molto vario e davvero rapito dalle acrobazie sonore di Jamie Stewart e Shayna Dunkelman.

Locura: Un ragazzo non molto intonato che canta i pezzi degli Xiu Xiu, nella disapprovazione di molti altri del pubblico intenti ad ascoltare il live nella quiete della sala, e che viene poi allontanato dalla security.

Conclusioni: Pur avendo suonato soltanto per circa quarantacinque minuti, senza nemmeno concedere un bis, il live degli Xiu Xiu ammalia e coinvolge. La compostezza della presenza scenica di Jamie Stewart, soprattutto nei passaggi tra un brano e l’altro, si contrappone alla furia riversata nell’esecuzione dei pezzi. L’espressione si fa mutazione psichica, creazione di un immaginario personale che nel live si tramuta in una sorta di transfer psicologico degli stati d’animo dell’artista al pubblico, rendendo la performance totalizzante.

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