Attitudine e Visual: È raro di vedere una batteria così in alto rispetto al resto della band, lui è una locomotiva inarrestabile, è il primo batterista che vedo in vita mia ad avere 3 luci tutte per se. La scritta gigante sullo sfondo fa sempre la sua porca figura e le luci non sono da meno. La protagonista, però è lei, quell’asta del microfono ancorata a terra dalle forme che ricordano tanto alien, appositamente realizzata dall’artista svizzero H.R. Giger, su indicazioni dello stesso Jonathan Davis. Il metallo lucido di cui è fatta ha un potere evocatrice e canalizza tutta l’attenzione su se stessa e su Jonathan, che afferra con determinazione quella “creatura” ogni volta che deve urlare nel microfono.
Audio: Anche se sottoposto alle stressanti sonorità del gruppo metal, l’impianto messo in piedi dal Rock In Roma ha resistito e ha risposto senza dubbio appieno alle sollecitazioni. Il resto l’hanno fatto i Korn con un ritmo martellante e travolgente, la pesantezza del metal lascia il posto alla velocità di esecuzione. Le nostre orecchie possono solo chiedere di scuotere la testa su e giù, movimento che viene naturale e necessario per assecondare il ritmo incessante dei brani. Tuttavia non oso pensare in che condizioni siano i timpani di chi era nelle prime file, un concerto metal è pur sempre un concerto metal e ci vuole resistenza, non solo fisica, ma anche mentale.
Setlist: Questa sera i Korn suoneranno un totale di 19 pezzi di pura rabbia ed energia. Il concerto inizia con Blind e segue in un crescendo di emozioni fino a raggiungere uno dei picchi massimi con la ascoltatissima Falling Away From Me. Il resto della scaletta riserva brani come Here To Stay e No Place To Hide. Mentre il bis di chiusura è affidato a Get Up e alla bellissima Freak On A Leash. I brani proposti rispecchiano pienamente le aspettative del pubblico e come sempre i Korn non deludono.
Locura: Tre sono stati i momenti di locura da me notati. Il primo, non troppo bello, quando a inizio concerto vedo volare bottiglie di birra, per fortuna di plastica, dritte verso il palco o verso il pit dove ci sono i fotografi. Posso capire che l’adrenalina è a mille ma non capisco il senso di lanciare oggetti che potrebbero dar fastidio ai propri idoli… Il secondo momento è più simpatico. Siamo abituati a vedere i cantanti fare il bagno di folla galleggiando tra le mani sopra il pubblico, ma questa volta invece ho visto un fan del pubblico galleggiare sopra la folla e finire oltre il pit! La terza locura della serata è opera proprio di Davis, che invita tutto il pubblico a esclamare contro tutto e tutti un bel dito medio rivolto al cielo.
Momento Migliore: Per un amante dei Pink Floyd come me il momento più toccante non poteva che essere quell’istante in cui le prime note di Another Brick In The Wall escono fuori dagli strumenti della band. La rabbia e l’emancipazione trasmesse dal testo unite al ritmo e alle note più pesanti dei Korn intensificano in maniera esponenziale le emozioni. Non avevo mai visto un concerto dei Korn quindi la sorpresa è totale, ma se c’è un cantante che può esprimersi al meglio con questa canzone quello è proprio Jonathan. Chi come lui ha dovuto subire degli abusi da bambino può capire e quindi interpretare al meglio un testo come quello di Roger Waters.
Pubblico: In delirio e non poteva essere altrimenti. Il pogo l’ha fatta da padrone per quasi tutto lo spettacolo soprattutto nelle prime file, ma non solo. Tuttavia, merito anche dei Korn, il pubblico è stato calmo e attento nei momenti richiesti dalla band.
Conclusioni: Un gruppo che merita di essere visto anche dai non amanti del genere visto che i Korn sono per definizione un gruppo versatile che al suo interno ospita melodia, ritmo e ovviamente tanta rabbia. L’energia sprigionata durante tutto il concerto trasmette sensazioni uniche, che solo un concerto di questo genere può dare.
Foto gentilmente concesse da Daniele Bianchi