Midlake – Antiphon

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I nuovi Midlake gestiscono con gusto moderno le dinamiche consolidate di una psichedelia che verte sull’asse Pink Floyd-Jethro Tull

Tim Smith curava tutto, persino le copertine: ricorderete le ultime due, quelle di ‘The Trials Of Van Occupanther‘ e ‘Courage of Others‘, derivanti dalla sua ossessione per ‘Andrej Rublev’ – Il film che ritrae il più grande pittore di icone Cristiane, di Andrej Tarkovsij -. Potete dunque immaginare quanto la sua dipartita dalla band abbia coperto di dubbi questa nuova versione dei Midlake, ora capitanati da Eric Pulido, chitarrista e nuovo frontman. Tim amava ed ama i Jethro Tull perdutamente, esprimendo la propria devozione in una contemporaneità che lo affianca per natura alle suggestioni dell’imprescindibile Thom York, da cui si smarca con rispetto e convinzione dei propri mezzi, questione di carattere. L’immaginario rimane quello vintage: mobilio datato e architetture Seventies continuano a riflettere la stessa onestà dei tempi che furono, benché la virata dalle oscurità folk del precedente capitolo sia palpabile.

Questo non dovrebbe stupire, non per chi ha osservato attentamente l’evoluzione di una band che è passata dai Fleetwood Mac a Neil Young per poi approdare alla tanto desiderata forma canzone Andersoniana. L’opener ed omonima ‘Antiphon‘ mette subito le cose in chiaro, portando alla mente recenti rivisitazioni provenienti dalla terra dei canguri – Il brano non avrebbe sfigurato affatto sul secondo Tame Impala, ‘Innerspeaker‘ -, alzando il tono chitarristico e votandosi ad una psichedelia Floydiana – Ascoltate l’incipit di ‘Aurora Gone‘ Ndr – capace di prendere molto spesso il sopravvento sulle precedenti direttive. E’ arrivato il momento dunque di fare i conti con una Neo-Psichedelia certamente meno ricercata e crepuscolare rispetto al passato, ma talmente estasiata dalla musica dei padri da riuscire nell’intento di rielaborarne la forma in chiave moderna, senza risultare né pacchiana, né galeotta. Diffidate dal commiato alla dipartita, ed ascoltate questa buona prova con orecchie equidistanti: un albo, quantomeno capace di reintrodurre con classe il mondo delle fate nell’era digitale.

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