Aftherhours – Orion Club – Ciampino 28/03/2014

ATTITUDINE E VISUAL: Il palco essenziale e scarno a fare da scenografia al concerto celebrativo di Manuel Agnelli e soci di Hai paura del buio è praticamente perfetto. Sono passati diciassette anni da un album che ha segnato uno spartiacque nel rock italiano. Un cazzotto in faccia ai dischi patinati dai testi perbenisti che segnarono un pò l’uscita dagli anni ottanta. Un disco moderno allora, perchè diretto ed essenziale che non necessita di fronzoli, proprio come l’estetica dei concerti che sta accompagnando questo tour. L’Orion è un locale che fatica a contenere quelle temperature e quella folla, anche se l’effetto scenico è un piacevole salto agli anni dell’adolescenza rock.

AUDIO: Il ritorno di Xabier Iriondo alla chitarra regala alla band una nuova ventata di energia mixata a imprevedibilità. Manuel Agnelli è in una forma smagliante specie nelle sue performance più punk. Nella seconda parte del concerto il frontman si nasconde dietro la batteria in più di un episodio per addolcire nuove versioni di suoi classici al piano, come nel caso di Come vorrei. Per i bis invece tornano a galla gli Afterhours degli inizi, fatti di sfrontatezza ed essenzialità anche nei suoni.

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SETLIST: La scaletta segue l’album che, come ricordavamo, è di altissimo livello. Da segnalare le performance di Pelle, Voglio una pelle splendida, Dea e Lasciami leccare l’adrenalina, con il pubblico impazzito tra voglia di pogare e mani alzate. Al primo ritorno sul palco Agnelli e soci si ripresentano come nel tour di Germi, loro esordio italiano, con brani sparati di grande energia come la title track e una rivisitazione di Plastilina.

MOMENTO MIGLIORE: La forza degli Afterhours, col passare del tempo, rimane nei testi. Agnelli è uno scrittore profondo, mai banale, con un occhio sempre attentissimo sulla realtà. La canzone Sui Giovani d’oggi ci scatarro su sembra davvero scritta ieri e disegna perfettamente i contorni di un paio di generazioni di italiani che andrebbero ripensati, anzichè difesi sempre in modo aprioristico.

PUBBLICO: Forse la peculiarità del pubblico degli Afterhours è la mancanza totale dell’effetto nostalgia. Ci sono generazioni diverse, che non comunicano, tanti individui che sentono nel profondo quelle note e quelle parole, come degli schiaffi, uno stordimento puro. Anche i più giovani, che diciassette anni fa non hanno potuto godere le sensazioni di questa rottura musicale colgono la modernità di questo album.

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LOCURA: Un gruppo di ragazze dal look di punk girls anni settanta, quando vede entrare la band vestita da ragazzine sfrontate, e coa Manuel che ha raccolto i capelli in due code, esclama: “E’ sempre un grandissimo figo”. Non serve aggiungere molto.

CONCLUSIONI: Sono passati molti anni da quando gli Afterhours hanno iniziato il loro percorso musicale, sociale e di impegno, eppure sembrano solo a metà del loro cammino. Gli ex ragazzi sembra abbiano ancora molto da dire e una energia che poche band italiane sanno mantenere molto a lungo. Anche il legame con Roma è estremamente cresciuto, per una band che ha una formazione molto milanese, e che nel capoluogo lombardo ha affondato la sua storia. Perchè i sogni crescono e diventano forti come la colla.

 Le foto non si riferiscono alla data recensita