Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
10/10/2013 | BlackCandy | Bandcamp |
Sembrerebbe che la scena indipendente italiana ultimamente stia partorendo band sempre meno interessate al racconto-canzone e sempre più concentrate sui suoni e sul potere evocativo intrinseco della musica: sembrerebbe quasi una sfida contro il provincialismo di stilemi triti e ritriti di rock’n’roll nostrano confinato alle nostre platee sempre meno interessate a un minimo di cultura musicale – sempre meno indipendenti , verrebbe da dire – e sempre più sedotte dal chiacchiericcio e dagli slogan di facile presa. Basti pensare a gente come Be Forest, Soviet Soviet, His Clancyness o anche agli M+A che di rock non hanno nulla (ma di nomi, anche un po’ meno conosciuti, ce ne sarebbero a frotte): tutti esempi di band ormai considerate fra le cose migliori partorite fra i nostri confini ma capaci in alcuni casi di confrontarsi egregiamente anche con palchi e pubblico al di fuori di essi.
I Go!Zilla si inseriscono perfettamente in questo filone: quasi poco considerati in Italia – e lo testimonia il fatto che ve ne stiamo parlando dopo mesi e mesi dall’uscita del disco – da qualche anno a questa parte si sono letteralmente spaccati la schiena in giro per l’Europa, fino a spingersi oltreoceano per qualche data in Messico, riscuotendo un successo incredibile e creando un rapporto esaltante con il loro pubblico all’estero. Nati come duo (Luca Landi alla chitarra/voce e Fabio Ricciolo alla batteria) hanno aggiunto da poco un terzo componente (Mattia Biagiotti) “perchè la gente se non hai un basso non ti considera una band, solo che poi lui suona comunque una chitarra, ma dall’esterno non ci fanno caso”– racconta sarcastico Luca – e questo “Grabbing a Crocodile” è il loro esordio uscito sul finire del 2013 dopo un EP e un 7” rilasciati nel 2012.
Il disco parte con un feedback che non lascia dubbi: i suoni che ci attenderanno nella mezz’ora successiva non saranno certo ritornelli canticchiabili né armonie pop: piuttosto saranno all’insegna delle distorsioni e del punk, ma non soltanto. La title track, in questo senso, potrebbe ingannare, portandoci a credere di avere di fronte a noi il classico duo garage un po’ acido, ma pur sempre garage. L’intero disco, invece, contiene spunti e materiali inaspettati, non così coerenti tra di loro, né banali: un caleidoscopio di suoni che spaziano dalla psichedelia più onirica e retrò al punk più grezzo, fino a toccare matrici più oscure e blueseggianti, quasi spesso inframezzate da cambi repentini e inaspettati. Le dieci tracce godono (quasi) tutte di una loro ragion d’essere e potrebbero ognuna rappresentare potenziali singoli e estratti significativi di questo disco, ma ognuna direbbe qualcosa che non sarebbe sufficiente a spiegarvi i Go!zilla. Prendete un pezzo sublime come “Dazed Dreams”, allucinogeno quanto basta a farti perdere la percezione del tempo e dello spazio, tagliato dalle sferragliate secche di chitarra e batteria, o anche “Magic Weird Jack” che al contrario parte più duro per rimanere sommerso in riverberi e riff acidi e infine concludersi circolarmente nel suo inizio, non prima di averci condotto in una galoppata infernale che non ti aspetteresti mai. Ecco, questi due pezzi ci farebbero pensare a una componente psichedelica più marcata alla Night Beats (i fenomeni di Tacoma a cui si sono accompagnati in qualche data) e a una vocazione a soffermarsi maggiormente sugli strumenti in marce meno immediate, meno punk, meno secche. Invece no, invece poi ascolti “I’m bleeding” – altro grandissimo episodio del disco – e pensi al blues-rock e a qualcosa di meno retromaniaco; oppure “I Want Her” ci catapulta in un garage scarnissimo in cui a dare il tocco caratteristico ci pensa la voce riverberata stile Ty Segall; c’è spazio anche per una cavalcata psichedelica quasi tribale (“See Me Hear Me”) e per il rumorismo dal sapore nineties e grunge (“You Got The Eye”, “Get Me Out of Here”). Rileggo quello che ho scritto e capisco da sola che c’è sempre un però : a significare che la questione, tuttosommato, era ben più complessa delle apparenze.
In conclusione, Grabbing a crocodile è un esordio al fulmicotone, fatto di un’energia e potenza devastante, dallo spirito genuinamente rock’n’roll ma dalla matrice sinistramente oscura e sciamanica. Acid Psychedelic Punk si definiscono loro, e non ci sentiamo di contraddirli, tanto variegato è il loro mondo. Di certo il duo toscano ha tutte le potenzialità per continuare a far parlare (bene) di sè.
[schema type=”review” name=”Go!Zilla – Grabbing a Crocodile” author=”Patrizia Cantelmo” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]