Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
03 Febbraio 2015 | dreamingorilla banksville |
ilvuotoelettrico.it | ![]() |
Virale, primo album de Il Vuoto Elettrico è un disco sulla paura, intesa a vari livelli, sotto forme diverse e raccontata con l’attitudine di un concept. Il tema, così pervasivo, è affrontato in molti passaggi con liriche che arrivano dritte al punto:
“Arianna ama fermarsi sul ciglio della statale, dove ammazzano le prostitute a coltellate e alla fine ne piange la bellezza”.
Altre volte con qualche immagine un briciolo più stereotipata, ma in modo sempre fedele alle premesse e al contesto. Un gruppo che amalgama così bene bresciani e bergamaschi (3 a 2 per la precisione) è già un miracolo di suo, nella sua stessa struttura, nella forma e nella sua recente genesi. L’album è un continuo di crescendo e di vortici, con un riffing serrato che sa di post hardcore da capo a piedi. Sa di Six Minute War Madness, of course e sa inevitabilmente di America.
Il cantato in Italiano, come sempre quando si affronta questa materia , è a doppio taglio. In genere è una dichiarazione d’intenti: far sì che quel che si dice debba avere un suo valore non soppesabile e non annacquabile da un inglese di maniera. D’altro canto, la lingua italica può sembrare un freno a mano quando si suona così a rotta di collo, in discesa. Questo, ormai si è capito, è un disco che dalle prime battute si propone e si dichiara con onestà, coerenza, coesione. A questa natura così organica contribuisce sicuramente il lavoro in produzione di Fabio Magistrali (legato anche ai Six Minute War Madness, tra gli altri), uno per il quale l’abusato detto “nomen omen” qualche senso ce l’ha.
Per una buona parte del disco il rischio più concreto sembra il possibile diradarsi di sorprese, di sussulti e sbandate. Poi le cose progressivamente cambiano, al punto che in “Labirinto di Cani” si assiste alla miglior frattura di tutto l’album: una frattura scomposta e improvvisa tra quel che chiameremmo strofa e quel che definiremmo chorus. Mentre a fare da risolutiva medicazione c’è un bridge imponente. In “Emilia Paranoica” si palesano altri riferimenti da questa parte dell’oceano e, d’altronde, i CCCP, che seppur da diverse coordinate di partenza, possono sostare di diritto nel pantheon del Vuoto Elettrico. Nella cover la band impone la propria impronta smontando la pesantezza pachidermica dell’originale, e sovrapponendole un passo svelto, incalzante, tipico del tizio che ti sta seguendo e svolta con te nel vicolo cieco. Ma in fondo, non era forse questo il vissuto che Giovanni Lindo intendeva instillare a suo tempo? E naturalmente, il risultato è cosa altra anche rispetto alla reinterpretazione di Vasco Brondi. “Jean” posizionata sul fondo della tracklist, si porta via i dubbi che si erano materializzati all’inizio. In chiusura Il Vuoto Elettrico infila, tra le altre cose, un assolo ipermelodico e al tempo stesso tutto obliquo. Probabilmente, il pezzo più incisivo, multiforme e stratificato, con la sua naturale coda.
Evidente come la seconda parte del disco batta la prima con un punteggio in stile Germania – Brasile. Fosse andata al contrario sarebbe stato molto peggio. È proprio per questo che Virale finisce lasciando la sensazione di una vittoria fuori casa.
[schema type=”review” name=”Il Vuoto Elettrico – Virale” author=”Marco Bachini” user_review=”3″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]