Lotic – Heterocetera

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Robin Carolan è lo zio che tutti vorremmo. Quello che quando sei piccolo si traveste da Babbo Natale e  ti regala ogni sorta di giocattolo, e quando sei grande si traveste da Dark Lord dell’elettronica e ti regala Vessel ed Sd Laika. Quello che nella sua etichetta, ha sempre The Next Big Thing. Grande Madre Tri Angle ha fatto un altro dei suoi colpacci, e stavolta si chiama J’Kerian Morgan, in arte Lotic.

Lotic è un ecosistema di acque in movimento, così come lo è la sua musica. Un torrente di elettronica noise e campionature hip hop, ondate di elettricità metallica che erodono muri di suono. Eterogeneo in quanto sperimentale – ma non per questo meno ballabile.

Il producer, venticinquenne nato a Houston ma dal 2012 residente a Berlino, non è certo un neofita della scena dance underground. Studia composizione di musica elettronica ad Austin, e si appassiona a raccogliere samples di musica pop, per poi destrutturarli e rielaborarli seguendo una ricetta di un solo ingrediente: più è noise meglio è. Da queste premesse, ha inizio la sua avventura berlinese. Viene adottato dal collettivo Janus ed insieme ai colleghi Kablam e M.E.S.H. si vota alla ricerca del suono nuovo. Grido di battaglia: “copy-hype-hate”. Parola d’ordine: provocare.

Playing in Berlin on really expensive sound systems to crowds that are just stroking their chins half the time and wanting everything to be so perfect—the obvious rejection of that is to make everything ugly and hard to follow.[…] It was a reaction to this desire for things to be perfect, pristine and really boring with no life.

E di vita ce n’è molta, in Heterocetera. A partire dal titolo, mutuato dalla scrittrice Audre Lorde. Heterocetera, ossia ogni volta che il tuo interlocutore è il tuo oppressore, e non hai nessuna voglia di starlo a sentire. Heterocetera è avere vent’anni ed essere nero ed omosessuale in uno dei posti più storicamente segregazionisti degli Stati Uniti d’America.

If I don’t say “I’m gay, I’m black”, then I feel like I’m failing some kind of responsibility I have to piss these people off.

Heterocetera è un ricettacolo di microhabitat diversi e completamente autosufficienti. Un sovrapporsi di sensazioni opposte. La violenza chirurgica delle prime due tracce diventa solo una pioggia metallica nella terza: è una ferita che guarisce. La dolcezza di una cicatrice il cui significato è una personale battaglia che ha come causa e fine la vita stessa. La rabbia scema nella seconda metà del disco, ma la sensazione di disarmante illeggibilità al limite con la malinconia, non viene mai a meno. Come la figura in copertina. Una creatura con delle ali incredibilmente grandi, uno scheletro con le ossa di vetro. Familiare ma sconosciuta, allo stesso tempo. E sicuramente non scontata.

As nice as I think I am, I’m always going to say fuck you. I have to say it once a week. The whole EP, especially the title track, is the biggest middle finger I can do right now.

Non ve le manda a dire, J’Kerian Morgan. Venticinque anni e l’aggressiva risolutezza di chi vi sta mandando a quel paese, in cinque tracce. Non ve la prendete: non c’è niente per cui offendersi. Anzi. Vi dico la verità, le cose stanno così: se questo è Lotic che fa il dito medio, per quanto mi riguarda, spero non faccia altro che mandarmi affanculo per tutta la sua onorabile carriera.