Black Rainbows – Hawkdope

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Al quarto full length i Romani Black Rainbows abbracciano definitivamente i seventies. A tre anni da “Supermothafuzzalicious!” – lavoro che li ha visti speziare il proprio Stoner con dosi generose di Rock’n’Roll – i nostri cambiano nuovamente registro. Tranquilli, nessuna rivoluzione, ma l’ennesima prova di come il power trio possa rendersi duttile mantenendo alti i ritmi. La nuova incarnazione viaggia guidata dalla triade: Hawkwind / Fu Manchu / Monster Magnet, godendo di un background ispirato dai grandi del passato, siano questi Cactus, Mountain o Black Sabbath. Musica debitrice di un passato rielaborato a propria immagine e somiglianza.

Un gioco di parole “Hawkdope” capace di sottolineare intenzioni ed influenze mai celate. Nient’altro che un falco, ma sotto LSD, che come il più famoso “Wizard” sabbattiano (con la magia) sparge la propria materia lisergica per il mondo. Anche i testi puntano in questa direzione: fra viaggi interstellari e trip dovuti all’assunzione di polveri magiche – “The Cosmic Picker” . Certo, a volte ci si trova al cospetto di veri e propri incubi – “Wolf Eyes” ed i suoi riff a là Fu-Manchu raccontano tutte quelle sensazioni che si possono provare al cospetto di un lupo affamato – ma risultano più numerosi gli episodi in cui bearsi attraverso un’allucinazione febbrile.  Unica costante:  l’evocazione dell’ignoto, del viaggio senza meta, che la band tratta con un piglio sporco, acido e intransigente. Alla luce di tutto questo “Hawkdope” si ritaglia uno spazio importante all’interno delle uscite di genere.