The Vaccines – English Graffiti

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What Did You Expect From The Vaccines? La domanda dava il titolo al loro primo album, del 2011. Oggi, dopo qualche ascolto di questo terzo lavoro, English Graffiti, per rispondere a quella medesima domanda viene da meditarci più di un secondo. La strada scelta dai Vaccines li vede da tempo in cerca di una formula sempre meno rock’n’roll e sempre più sulla scia degli ultimi Strokes, con tutti i pro e i contro che ciò può suggerire. Va ammesso che la ricerca di un suono finto aspro (in realtà geometricamente calibrato) non è poi cosa disdicevole.

L’assetto attuale è ottenuto anche grazie alla cura che ci ha messo Dave Fridman alla produzione, valorizzando una raffica di potenziali singoli (“Dream Lover“, “Minimal Affection“, magari anche “Denial“). Quantitativamente, la ricchezza di buone canzoni è palese, ma a volte “less is more” e il recente EP di quattro tracce, Memory Calling, è stato forse quel “less” in grado di far levitare le aspettative di alcuni. “Memory Calling“, la canzone, potrebbe essere il pezzo della vita di un sacco di band di decente spessore: ispirazione altissima, suoni impeccabili, scrittura tra gli Smiths e la costa ovest, riffing liquido e immediato. Ecco, su English Graffiti una cosa così non risulta. Nel nuovo album non sembra manifestarsi mai una melodia così vorticosa come quella. Magari ci si prova con “Give Me A Sign” ma il risultato sembra troppo “Heat Of The Moment” degli Asia per essere davvero credibile. “Handsome” è un singolo orecchiabile ma non memorabile. Se poi (a proposito di abbondanza) non bastassero le undici tracce canoniche di English Graffiti, c’è comunque l’edizione deluxe con altri sette pezzi fra inediti e reworks. E va a finire che proprio lì in mezzo c’è un tesoro seminascosto che si chiama “Miracle“: il rock’n’roll della strofa e la deflagrazione pop del ritornello. Una cosa che a questo punto non ci aspettavamo più dai Vaccines.