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2 giugno 2015 | Canary Dwarf Limited | thedarkness.co.uk | ![]() |
Dalla roboante esplosione causata dai primi due lavori (Permission To Land e One Way Ticket To Hell) dei fratelli Hawkins, ne è passata di acqua sotto i ponti. Un Classic Rock, il loro, da sempre ispirato ai mostri sacri del genere: siano questi i Queen come gli Ac/Dc o gli Scorpions. Un canovaccio che s’incartò leggermente alla terza prova risalente al 2012: Hot Cakes infatti, sembrò un piccolo passo indietro per la band Inglese, lasciando libera interpretazione ai detrattori del cantato in falsetto. Poco male, perché li ritroviamo oggi in forma smagliante.
Spacconi, barocchi e bizzarri come agli albori della loro carriera, infilano questa volta nel fagotto tutte le loro ispirazioni Fantasy ed i loro riff migliori per questo nuovo viaggio sognante. Non sorprenda dunque, che la title track venga deliberatamente ispirata dalla pellicola “Hawk the Slayer“: film molto vicino per tematiche al più recente Lo Hobbit. Giganti, Elfi e balestre a corollario di una storia di vendetta e perpetuazione della specie – quella Elfica. E’ però il singolo “Open Fire” quello che segna maggiormente il “nuovo” corso della band. Qualcosa a cavallo fra i Motley Crue e i Cult di “Electric”. Certo, l’approccio in falsetto non se n’è andato, anzi ne avrete saggiato l’estensione nell’opener “Barbarian” introdotta dalla voce del giardiniere di casa Hawkins – “Non sentite che bell’accento Norfolk che possiede Trevor?” Diranno.
“Roaring Waters” sposta ancora il tiro, incrociando Led Zeppelin a certo pathos nineties riconducibile alla band di Chris Cornell – i Soundgarden. Il brano, è questa volta ispirato a “The Sack of Baltimore” – ovvero a quando il villaggio di West Cork, Irlanda, fu attaccato dai pirati. Un assedio marittimo che ricordò da vicino le invasioni Vichinghe e che portò al rapimento di molti civili, soprattutto donne, che vennero poi stuprate e rivendute come schiave. Insomma, le implicazioni sociali a sfondo sessuale interessano ai nostri. Decidono poi di mettere as usual una ballata per ogni lato vinilico, a chiusura del primo c’è “Wheels of the Machine” del secondo “Conquerors“.
Ancora ispirazioni di stampo erotico ad accompagnare l’Hard-Rock di “Mighty Wings“. Questa volta gli spunti arrivano dal racconto “The Season of Eros” – letto in età scolastica e mai più dimenticato per via delle grafiche sexy. Un racconto di vita e sulla vita, nel quale un ragazzo vergine s’innamora perdutamente di una donna matura, fino ad arrivare a sposarla; apice di un rapporto che col tempo, ed il calare della libido, vedrà il protagonista incatenato all’interno di un contesto a lui alieno. Come a dire: occhio che non si scherza con l’amore.
In “Mudslide” le tematiche si fanno decisamente apocalittiche. Scenari da Disaster Movie – incentrati sullo spostamento delle placche tettoniche – come pretesto per analizzare le reazioni umane all’evento: ipotizzando un’umana progenie attaccata al lato materiale della vita, alle cose, piuttosto che ai propri cari. Tutto in formato Ac/Dc con falsetto. C’è tempo anche per l’omaggio al genere femminile “Sarah O’Sarah“: un concentrato di sfaccettature femminee, fra le quali emerge la figura della moglie di Justin Hawkins – ovvero: una canzone che parla di donne mistiche.
Non hanno perso l’amore per le proprie origini i Darkness, qui forti di una coesione d’insieme capace di fondere falsetto e riff pesanti, barocchismi e racconti epici. C’è altro da pretendere da loro? non credo.