Paul Weller – Saturns Pattern

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In una recente intervista ho letto una dichiarazione d’amore del “Changing ManPaul Weller alla musica, alla sua capacità di portarlo verso destinazioni artistiche sempre nuove e sorprendenti. In effetti, la carriera artistica di Paul Weller stupisce per complessità e per una maturazione che sembra non avere mai fine. Forse, l’unica fine rimane quella legata alla propria esperienza all’interno di una band: Jam e successivamente Style Council, sono le vicende che, paradossalmente lo hanno rinvigorito e spronato verso una carriera solista.

Anche stavolta, il buon Paul, tira fuori dal cilindro un album sorprendente, ed ovviamente diverso dal precedente. Non il proverbiale coniglio, ma una miscela interessante che fonde alcune atmosfere che ricordano i primi Style Council, con un sound anni sessanta, quasi psichedelico: come se improvvisamente i fantasmi sonori dei Pink Floyd di Gilmour e Waters fossero piombati nello studio di registrazione del nostro. Ma non solo, all’interno dell’opera trovano spazio tutte le influenze che hanno affascinato Mr. Weller negli anni. Parliamo del Rhytm and Blues in chiave Funk di “Pick it up” – che trae ispirazione diretta dalle registrazioni dei primi Booker T. and Mg’s – e di quella linea sonora che viene elaborata nella successiva “Phoenix”: durante la quale sembra tornare ai lidi degli ultimi Style Council, quelli della rottura discografica, affascinati e dalla Deep House di fine anni ottanta. La costruzione musicale di molti pezzi vede la collaborazione di strumenti a fiato e cori Acid Jazz, vecchi amori del Weller giovane: basta ascoltare la title track per rendersene conto. L’esplorazione prosegue anche nelle ballate di metà e chiusura disco, dal gusto così vintage e andamento Blues, in cui Paul Weller è maestro. “Going my way” e “In These City Streets” sono due gemme di malinconia, che addolciscono il sapore di un disco forte, ancora una volta fresco, da respirare tutto d’un fiato.

La forza del Rocker inglese sta nel fatto che i suoi dischi crescono con lui: anche grazie alla scelta di riservare poco spazio in sede live ai tuffi nel passato, a vantaggio dei nuovi pezzi. E così anche i contorni del disco assumono colori più definiti, lasciando i fan, come immagino, attoniti e ammaliati dall’ennesimo pezzo di bravura dell’uomo cangiante.