mewithoutYou – Pale Horses

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L’eventualità di un altro giorno sfida le leggi della fisica. E indietro non puoi tornare.

Allora vuoi cadere, lasciarti andare, arrenderti, però non puoi.

E ogni respiro te lo ricorda. E così via.

(Yellow Birds, Kevin Powers)

Leggere Kevin Powers – uomo che dà il via a questa nostra breve analisi – è un atto gravido di conseguenze. Si assume una strana consapevolezze che proietta di sbieco la sua ombra anche sul modo d’intendere il racconto, in generale. Su cosa focalizzarsi? e come? Yellow Birds è, infatti, come seguire con lo sguardo una pallottola all’uscita della canna concentrandosi solamente sullo spostamento d’aria che quella lascia al suo passaggio. Questo modo d’intendere gli eventi, sulla carta, si concreta in uno stile alienato, ultraterreno, d’una intensità inaspettata.

A few more songs. A few more lines

I thought I’d left that all behind.

(Pale Horse)

A questo sguardo narrativo viene da associare anche i mewithoutYou, band nel suo insieme complessa. Entrare dentro Pale Horses è tortuoso, come muoversi all’interno di barriere di rovi: l’aspetto profondamente colto e letterario (tra rimandi a T.S. Eliot, Dostoevskij, Bukowski, Joyce e Baudrillard) e quello altamente simbolico-biblico si mescolano, dando vita a note mitopoietiche di difficile interpretazione.

The other night I dreamt I was back in college

There were boys in robes and sandals

They were singing songs to Krishna

Burning candles they would trade for money

(Dorothy)

Pale Horses è il miglior disco che il gruppo statunitense ci abbia mai presentato, ma ancora non del tutto levigato. Aaron Weiss si è rivelato essere un ottimo cantante anche sul melodico, purtroppo, però, insicuro; e infatti si inframmezzano alle voci lievi, distorte da un suono in stile megafono, urla di rabbia che si perdono a inseguire chitarre che si sbizzarriscono correndo a galoppo di toni acuti e sporchi. E sono questi momenti – dove l’occhio in stile Yellow Birds viene usato come esca per rabbia depositata sui fondali oceanici – a mandare in picchiata il valore di un disco, che avrebbe potuto rivelarsi di folgorante, o meglio, di fragorosa bellezza.

Sometimes it feels like I’m not saying anything terribly new. It’s a lot of similar stuff that I’ve said on previous albums, but I need to find new ways of expressing it. 

(Aaron Weiss)

D’eccezione continuano ad essere le parole: anche immergendoci a capofitto nell’alt-rock difficilmente riusciremmo a trovare testi densi e brillanti al pari di miele, come quelli dei mewithoutYou.